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Come la sospensione della democrazia si riflette sull’andamento della nostra economia. Il made in Italy viene ceduto all’estero

 

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Che la nostra economia stia vivendo un momento nerissimo, non è una novità dell’ultima ora. Tuttavia, nei ragionamenti che seguono dibattiti o relazioni in materia, si omette di citare un dato. Economia e politica, politica ed economia sono due filoni strettamente connessi: il primo marcia spedito se funziona il secondo, e viceversa. Ma se un ingranaggio dell’intera macchina si blocca, si arresta tutto il sistema.

E’ quanto è avvenuto in Italia negli ultimi anni. Dal 2011 ad oggi sono tre i governi non eletti dal popolo, tre esecutivi scelti nelle segrete stanze dei Palazzi senza che i cittadini venissero minimamente consultati: Monti, Letta, Renzi. Altrove tutto ciò sarebbe un’anomalia, da noi sta diventando la prassi.

Il sovvertimento delle comuni regole democratiche, per cui si va al potere se dotati di consenso elettorale e dunque popolare, ha finito per riflettersi anche sulla nostra economia, già bloccata da un fisco non amico e da una burocrazia assassina. Dal 2008 ad oggi sono 830 le aziende italiane cedute all’esterno a causa della crisi, per un valore complessivo di poco superiore ai 101 miliardi di euro (fonte: Libero Quotidiano). Si tratta di un danno enorme per il nostro patrimonio, per il nostro artigianato, per il nostro made in Italy.

Non è un caso che la svendita dei nostri “gioielli di famiglia” sia più o meno coincisa con l’estromissione di Silvio Berlusconi dalla guida del governo italiano, nel novembre 2011. Sappiamo tutti, grazie all’opera di documentazione prodotta da Alan Friedman e da Renato Brunetta molto prima di lui, cosa accadde esattamente in quel periodo temporale. L’alta finanza e i poteri forti italiani e non, entrarono a gamba tesa nelle vicende politiche di quel periodo, facendo credere agli italiani che lo spread, dimostratosi poi un imbroglio bello e buono, fosse la causa della caduta di un governo liberamente scelto dai cittadini.

Senza voler peccare di presunzione, c’è da aspettarsi che neppure Renzi, con il suo tanto sbandierato Jobs Act, riuscirà ad invertire la tendenza: la sua maggioranza infatti è la stessa che sosteneva l’esecutivo Letta. La cosa migliore in questi casi sarebbe tornare a votare. Ma anche stavolta non sarà possibile: per mantenere le strane alchimie di Palazzo, ci rimettono l’Italia e gli italiani.

 

 

Angelica Stramazzi

TW@AngieStramazzi