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BERLUSCONI. Il suo ritorno al Senato. Il giudizio sul comunismo che resiste sotto le sigle. E la speranza che Renzi sconfigga questa malattia a casa sua

 
 

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Berlusconi c’è, ed il suo sguardo sul nostro tempo è pieno di futuro. Lo ha dimostrato intervenendo ieri al Senato per la presentazione di un libro – di cui ha scritto la prefazione – sulle persecuzioni dei cristiani in Albania ad opera del Partito comunista al potere.  Accadeva ad un passo da casa nostra.

 

E negli anni più tremendi della sua espressione assassina, alla fine della Seconda Guerra mondiale, questo comunismo mediterraneo era accompagnato dal consenso e dalla benevolenza del Pci.

 

Purtroppo, i giornaloni hanno visto in questo intervento folklore o al massimo una lotta contro mulini a vento sepolti dalla storia. Doppio errore.

 

Prima di soffermarci sui contenuti dell’intervento del Presidente, rileviamo un fatto simbolico. Berlusconi è rientrato al Senato, accolto da un applauso fragoroso e da una certa commozione del pubblico.

 

Ed è rientrato, ha rimarcato Alessandro Sallusti, “a Palazzo Giustiniani, quello dei senatori a vita”.

 

Il nesso tra i fatti del libro e quelli delle vicende di persecuzione di Silvio Berlusconi sta in una parola: malattia. La malattia che è il comunismo, che in Albania si è manifestato con atrocità efferate, e che in Italia ha scelto l’altra tattica, visto il divieto di Stalin ad operare una rivoluzione sanguinaria e armata: la presa di possesso delle casematte.

 

Con sigle diverse, ma con la medesima ragione sociale (che è il potere, innanzitutto il potere sulle coscienze), il comunismo ha esercitato la propria menzogna  puntando all’eliminazione morale e giudiziaria del nemico.

 

Ecco allora il testo di Berlusconi:

 “Il comunismo fu un grande viaggio dentro la menzogna che coinvolse anche il mondo libero. E ancora oggi sul comunismo l’Occidente fa fatica ad accettare e riconoscere la verità storica. E’ come se si dovesse fare i conti con la propria coscienza e con l’indifferenza e la superficialità con cui molti intellettuali spalleggiarono il comunismo e qualcuno continua così ancora.

Con questo libro, “Il sangue di Abele, vivi per testimoniare”, di padre Zef Pllumi, curato da Keda Kaceli, ho avuto la conferma di ciò che sapevo e pensavo: l’ideologia comunista è la più criminale e disumana della storia dell’uomo. 16 anni fa ho voluto che Mondadori pubblicasse una testimonianza, forse la più vasta, di cosa è stato il comunismo e credo che tutti si siano resi conto dell’efferatezze di quell’ideologia.

 

L’ideologia comunista mirava a prendere il potere, era il potere per il potere. Ho letto questo libro e non sono riuscito a dormire. Sono poi d’accordo sul fatto che sia stato una malattia, una vera follia, tanto è stata esasperata la sua realizzazione.

Noi abbiamo avuto il più forte Partito comunista d’Occidente che voleva prendere il potere con una rivoluzione armata che fu impedita da Stalin.

 

Ma questo partito non ha mai rinunciato a prendere il potere nella scuola, nell’università, nei giornali e nella giustizia e questa è la situazione in cui noi ci troviamo. C’è chi non ha mai rinnegato questa ideologia.

E’ una speranza di tutti noi, seguiamo le vicende e vediamo se davvero la sinistra italiana riuscirà a fare quello che fece l’Inghilterra 100 anni fa. Sarebbe una cosa meravigliosa se anche il Pci che ha fatto molti lifting cambiando molte volte il nome si trasformerà in un partito socialdemocratico”.

Dopo di che l’Associazione nazionale magistrati ha protestato. Non contro il comunismo albanese, che ammazzava donne cristiane infilandole in sacchi con gatti affamati, ma contro Silvio Berlusconi.

 

A noi del finale di discorso colpisce la “speranza”. Il Presidente di Forza Italia la manifesta ancora per l’evoluzione del Partito democratico. E’ un atto di fiducia e insieme una messa alla prova di Matteo Renzi. Berlusconi c’è, non viene meno al Patto e non rinnega la “profonda sintonia” nell’idea di democrazia.

 

Ma non è una fiducia a scatola chiusa. Vedremo, anzi vediamo subito.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE – 07/03/2014