Socialize

RENZI. Dal premier vorremmo proposte, numeri, cose. Invece torna dalla Germania incantato dalla Merkel e furente con chi lo critica. Povera Italia

 
 

rENZI mERKEL

La conversazione telefonica pubblicata dalla “Stampa”, probabilmente un po’ anche in aereo, su e giù, dalle scalette, battute e frizzi, è l’espressione più compiuta del renzismo al potere.

 

Una profezia permanente di un futuro roseo, sempre più in là. Adesso la data per aprire l’uovo di Pasqua è mercoledì, Consiglio dei ministri, una seduta magica, a quanto pare.

 

Dal nulla, improvvisamente, al suono di una battuta tipo “o così o Pomì”, si paleserà un gigantesco zibaldone di riforme da qui all’eternità. Speriamo. Intanto, dubitiamo, e prefiguriamo una battuta, dinanzi alla delusione: “Non sono il mago Zurlì”.

 

Intanto come minimo è il Mandrake delle chiacchiere.

 

Abbiamo sempre dato credito a Matteo Renzi. Ma vorremmo capire di più a che cosa abbiamo dato credito, e a che cosa dovremo darlo in futuro. Ma anche non darlo. Ma ci dia qualcosa, va bene anche un pizzino, basta che ci siano alcuni numeri precisi, un sì o no all’azzeramento dei provvedimenti Fornero-Cgil. Anche per fare opposizione ci vorrebbe qualcosa di più solido.

 

Un punto, una cifra, qualcosa di più delle sue repliche perentorie e schioccanti come un sacchetto, dove c’erano le patate fritte e adesso aria fritta, fatto esplodere per far scena al liceo.

 

 Abbiamo intenzione di fare:

 

1)   opposizione responsabile sulle questioni dell’emergenza economica e delle riforme di lavoro, giustizia eccetera. Disposti a collaborare e a non essere preconcetti, dando il sì se questo o quel provvedimento lo merita;

 

2)   maggioranza responsabile per le riforme elettorali e istituzionali presenti nel Patto.

 

Chiaro il nostro programma. Anche nei contenuti. Ma il suo? Se invece di un politico fosse uno scrittore, è come se avesse detto: “Sto scrivendo ‘Guerra e pace’”, giù il cappello, ma manco una pagina ci ha fatto leggere. Non abbiamo potuto appurare se è fantascienza o umorismo, utopia o realismo. Dacci roba, Matteo, please.

 

Invece, sin dal titolo, a tutta prima pagina che cosa dice? “Renzi: ridicolo chi mi attacca”. Non risponde con argomenti. Tira moccoli.

 

E a parte questo, ci resta in mente la foto di lui proteso verso la Merkel come un fanciullino verso la zia saggia.

 

Avremmo preferito roba soda, sulla prima pagina del giornale più filorenziano del mondo, tipo: “Sto con Hollande, addio tre per cento”. Così per dire. Oppure: “Putin ha ragione”, ancora: “Obama ha ragione”. “La Merkel ha torto”. “La Merkel ha ragione”. Invece. La Merkel ha ragione, dice, ma in fatto di centravanti. Infatti Angela lo aveva avvisato: “Mario Gomez è un fuoriclasse ma fragile”. Per chi non si intendesse di calcio, Gomez è l’attaccante tedesco della Fiorentina.

 

Sui cori dei bambini nordcoreani (i cori), ha idee sicure e nette: “Non ho chiesto io ai maestri di farmi cantare quelle strofe. Polemica ridicola e idiota”. Gli avversari. “Anche Civati era indagato al tempo delle primarie”.  Cose pratiche? Niente. Ah sì, sta cercando una mediazione tra la sua richiesta pressante di fare jogging alle sei del mattino, e la controproposta di una palestra. Si vedrà.

 

Ancora, su che farà il governo: “La squadra di governo tiene”. Non che gli chieda, il vicedirettore Geremicca: ma che han fatto, cosa hanno deciso? E come sarà il Senato? Ci sono progetti chiari? O è fumo?

 

Che tutto l’apporto di Renzi al superamento della crisi economica e a quello della democrazia, sia nebbia con i canditi di dattero portati dalla Tunisia, lo si capisce da un editoriale accorato di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, dove timidamente si propone al premier di far proprio il progetto di nuovo Senato, che ha elaborato Panebianco medesimo quando lavorava con Quagliariello e i 40 saggi. Un Senato tutto diverso dalla parata di sindaci in gita a Roma con sobria nota spese, proposto da Renzi il quale non ha mai spiegato con quali competenze, quale utilità.

 

Insomma. Intanto chiudiamo questa partita sulla legge elettorale, confidando che Renzi dica qualche parola precisa e definitiva sull’Italichellum, che già Berlusconi ha accettato per puro spirito di responsabilità, respingendo il Cencelli sessista, che nel Patto non c’era.

 

Ci sono posizioni divergenti sulle quote rosa in entrambi i partiti intestatari dell’accordo del 18 gennaio? Dibattere è democrazia. Decidere pure. Stare ai patti, anche. Se poi uno sapeva di non essere capace di mantenerli, doveva avvertire, o sottoscrivere un’assicurazione.

 

E poi il popolo elettore giudichi chi è ridicolo e chi è serio.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE- 07/03/2014