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GOVERNO. Perché il Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio sarà un flop (ma Renzi ce lo presenterà come #lasvoltabuona)

 

Renzi

Dalle indiscrezioni apparse sui giornali, il Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio, in cui saranno varati i provvedimenti economici del governo, dovrebbe riguardare i seguenti punti (cui accostiamo le nostre brevi conclusioni):

 

 

 

  1. 1.    Taglio dell’Irpef: le coperture proposte non sono valide e difficilmente saranno “bollinate” dalla Commissione europea;

 

  1. 2.    Jobs Act: Renzi ha annunciato tempi rapidi, ma il disegno di Legge delega che intende varare richiede almeno un anno di tempo per terminare l’iter normativo;

 

  1. 3.    Pagamento dei debiti delle PA: è una nostra idea, regaliamo a Renzi il copyright;

 

  1. 4.    Piano casa: c’è del buono e c’è del nuovo. Il buono e nuovo è una nostra idea: il riscatto degli alloggi popolari da parte degli inquilini. Anche in questo caso regaliamo a Renzi il copyright;

 

  1. 5.    Edilizia scolastica: svincolare dal Patto di stabilità interno i fondi utilizzati per la manutenzione delle scuole è semplice, ma in passato non ha funzionato per gli ingorghi burocratici presso i Comuni. Renzi ne è al corrente?
1. Taglio dell’Irpef

 

Il taglio dell’Irpef dovrebbe applicarsi a partire già dal prossimo mese di aprile 2014. Si tratterebbe di uno sconto fisso per i redditi tra 8.000 e 15.000 euro (sotto gli 8.000 euro di reddito vige la “no tax area”) e di uno sconto decrescente per i redditi oltre 15.000 euro lordi annui e fino a 55.000 euro.

Costo: 10 miliardi di euro su base annua, quindi 7,5 miliardi per i 9 mesi da aprile a dicembre 2014. Coperture: Renzi dichiara di averne fino a 20 miliardi, quindi in grande abbondanza (si veda slide seguente).

Dove prende 20 miliardi Matteo Renzi:

  • 7 miliardi: Spending review
  • 6,4 miliardi: Differenza tra il -2,6% del rapporto deficit/Pil su cui si attesta l’Italia per il 2014 e il 3% che è il vincolo europeo (cioè quanto ancora possiamo spingerci in termini di deficit pur rispettando i parametri del Fiscal Compact)
  • 3 miliardi: Minor servizio del debito pubblico derivante dalla riduzione dei tassi di interesse sui titoli di Stato
  • 1,6 miliardi: Maggior gettito Iva derivante dal pagamento dei debiti delle PA
  • 2 miliardi: Rientro dei capitali dall’estero

Peccato però che, secondo quanto prevede la Legge di contabilità e finanza pubblica (Legge n. 196 del 2009), l’articolo 81 della nostra Costituzione (quello che prevede il pareggio di bilancio) e i numerosi Regolamenti europei, tutte queste coperture non sono da considerarsi valide.

Le cosiddette “coperture”, infatti, devono essere fatte con risorse certe e contestualmente disponibili e non con poste eventuali e future come quelle proposte dal premier.

Quanto al carattere sociale delle disposizioni, occorre vigilare affinché il meccanismo delle detrazioni previsto dal governo non escluda i lavoratori autonomi. Categoria che più di tutte ha risentito della crisi economica degli ultimi anni.

  1. 2.  Jobs Act

 

 JobsAct

Sul Jobs Act, innanzitutto un rilievo: oggi il governo intende varare non un decreto, bensì un disegno di legge delega, per cui i tempi si allungano notevolmente (almeno un anno) rispetto all’agenda iniziale proposta dal premier Renzi.

 

L’obiettivo, a quanto si apprende, è quello di una semplificazione della normativa, attraverso:

 

  • l’introduzione del contratto unico di inserimento, a tempo indeterminato e a tutele crescenti ma senza le garanzie previste dall’articolo 18, almeno per i primi 3 anni;

 

  • la creazione di una Agenzia Unica Nazionale che coordini tutti i centri per l’impiego sparsi sul territorio nazionale;

 

  • la riforma degli ammortizzatori sociali e il sussidio di disoccupazione universale per tutti coloro che perdono il lavoro, a condizione che essi partecipino a politiche attive e accettino le offerte di lavoro che ricevono. A tal proposito, si segnala che queste condizionalità sono già previste da 2 provvedimenti dei governi Berlusconi (Legge  n. 181 del 2001 e Legge n. 2 del 2009). Bisogna, invece, evitare di utilizzare i beneficiari per “lavori di pubblica utilità”. Abbiamo già esperienza di cosa comporti la creazione di LSU (Lavori Socialmente Utili): reti organizzate di disoccupati, mantenuti dallo Stato, che acquisiscono presunti diritti di essere poi “stabilizzati”.

 

 

  1. 3.  Pagamento dei debiti delle PA

 

Il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni è una nostra idea, con riferimento alla quale lo scorso 1° luglio 2014 abbiamo presentato apposita mozione in Parlamento: ai 50 miliardi di euro di pagamenti complessivi previsti dal Decreto originario (dell’8 aprile 2013) per gli anni 2013 e 2014, si possono aggiungere pagamenti per altri 50 miliardi di euro, prevedendo ulteriori forme di finanziamento da parte del sistema bancario e delle società di factoring, da attivare mediante semplice concessione di garanzia da parte dello Stato (Cassa Depositi e Prestiti) su debiti certi, esigibili e ormai definitivamente accertati dalle procedure già poste in essere.

 

Un primo grande segnale per la ripresa: un meccanismo che immette liquidità nella nostra economia, non costa niente, ed è già stato definito con l’Europa. Deve solo essere implementato.

 

Regaliamo a Renzi il copyright. Tuttavia, a quanto emerge dalle ultimissime indiscrezioni, questo provvedimento potrebbe essere rinviato, a causa di qualche perplessità espressa dal Quirinale e dagli uffici del Ministero dell’Economia e delle finanze.

 

 

  1. 4.  Piano casa

 

 

Il piano casa dovrebbe prevedere stanziamenti per 1,6 miliardi di euro (a valere sempre sulle coperture di cui sopra) e le seguenti misure:

 

  • riduzione dal 15% al 10%  della cedolare secca sugli a canone concordato;
  • rifinanziamento del Fondo affitti e del Fondo morosità incolpevoli;
  • aumento delle detrazioni per l’acquisto di mobili;
  • riscatto degli alloggi popolari da parte degli inquilini.

Quest’ultima è una nostra proposta. E anche in questo caso regaliamo a Renzi il copyright.

La nostra proposta: un d-day in cui tutti gli inquilini di case pubbliche potranno andare dal notaio e comprare l’immobile in cui abitano, impegnandosi a versare lo stesso importo del canone per 20 anni.

Un’operazione conveniente per tutti:

 

  • gli Enti proprietari degli immobili hanno la liquidità necessaria per implementare politiche della casa, a favore, per esempio, di giovani coppie, oppure finalizzate alla riqualificazione del restante patrimonio;

 

  • gli inquilini diventano proprietari di casa e si fanno carico del pagamento delle imposte sull’immobile e delle spese di manutenzione;

 

  • il patrimonio pubblico viene rivitalizzato e si crea un circolo virtuoso che rimette in moto il settore edile, che come sappiamo, ha il maggior coefficiente di attivazione sull’economia (vuol dire che un euro di spesa nel settore si trasforma in un multiplo di maggior prodotto interno lordo).
  1. 5.  Edilizia scolastica

 

 

Il presidente del Consiglio ha annunciato lo sblocco dei fondi presso i Comuni, ora vincolati al patto di Stabilità, per ristrutturare le scuole.

 

Sarebbero circa 2 miliardi;

 

Sarà bene, però, che Renzi si informi: dopo che il crollo di un controsoffitto uccise Vito Scafidi, uno studente del liceo Darwin di Rivoli Torinese, il 22 novembre 2008, fu deciso che per la messa in sicurezza delle scuole si poteva, sia pure con forti limiti, derogare dal patto di stabilità;

 

La norma che Renzi vuole introdurre, pertanto, esiste già (anche qui, non ce ne voglia, ma l’ha fatta Berlusconi);

 

Quei denari, tuttavia, che dovevano essere pochi, maledetti e subito, non è mai stato possibile spenderli da parte dei Comuni per un colpevole, inaccettabile ingorgo burocratico. Sembra pazzesco ma è così.

 

Impari Renzi ad aprire il rubinetto, ma prima disgorghi la condotta burocratica. Gli daremo una mano. C’è una riforma nel cassetto, la applichi.

 

Noi voteremo sì: all’acqua calda, al rubinetto, e al taglio dei nodi burocratici.

 

 

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE – 12/03/2014