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RENZI. Basta chiacchiere. Vogliamo la verità sui conti. Letta ci ha mentito? Sai qualcosa che non vuoi dirci?

 

Firenze, Matteo Renzi ed Enrico Letta a Palazzo Vecchio

“Sapevamo che i numeri non erano quelli che raccontava Letta”.

 

Questa frase, attribuita al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo scorso 6 marzo, appena insediato a Palazzo Chigi e all’indomani della pubblicazione dei risultati della Commissione europea sul monitoraggio delle politiche economiche dei paesi membri dell’Ue, preoccupa. E non poco.

 

Per questo motivo, lo stesso giorno abbiamo chiesto al premier di riferire in Aula alla Camera dei Deputati sullo stato dei conti pubblici italiani.

 

A cosa era dovuta quella reazione nei confronti del suo predecessore? C’è qualcosa che Renzi sa e che non dice agli italiani?

 

Ci aspettiamo che nelle comunicazioni alla Camera, calendarizzate per domani dalla conferenza dei capigruppo già lo scorso mercoledì 12 marzo, sullo stato dell’economia e della finanza pubblica, il presidente del Consiglio presenti i risultati di una due diligence condotta sui conti pubblici e che dica, pertanto, al Parlamento e agli italiani, come stanno veramente le cose.

 

Se il rapporto deficit/Pil ad oggi previsto per il 2014 è davvero pari a  -2,6%, come sbandierato in pubblico, o se la situazione è più grave e questo limite è stato già sforato, come ha lasciato intendere nella conferenza stampa di ieri a Berlino il cancelliere tedesco, Angela Merkel.

 

Se siamo già fuori sentiero a marzo (si parla di -2,9%), come chiuderemo i conti pubblici italiani a fine anno? Ben oltre il 3%?

 

Probabilmente, piuttosto che i provvedimenti presentati urbi et orbi dal presidente del Consiglio, ci sarà bisogno di una manovra correttiva, come già avvenuto lo scorso anno.

 

Tutto questo non solo deve essere spiegato in maniera chiara e diretta agli italiani, ma è determinante nella valutazione della reale possibilità di attuare le misure di riduzione del carico fiscale sugli individui a basso reddito promessa da Matteo Renzi.

 

A questo punto al presidente del Consiglio restano due sole alternative: cambiare totalmente il “verso” (questa volta sì) della sua azione di governo, oppure impostare un pacchetto di riforme strutturali serie, che rispondano alle richieste, ad oggi rimaste inevase, delle 6 raccomandazioni di giugno 2013 della Commissione europea, e con queste presentarsi in Europa a chiedere flessibilità sui conti, ben oltre i due miseri decimali di cui va parlando e che, come abbiamo visto, non ci sono.

 

PER APPROFONDIMENTI, LEGGI IL MATTINALE – 18 MARZO 2014