Socialize

BERLUSCONI. Il diritto a un equo giudizio per lui non esiste. La Cassazione ha confermato una pena destinata a essere scardinata dalla Corte per i diritti umani di Strasburgo. Candidatura alle europee? Eppur si deve…

 

bERLUSCONI 1

Premessa. A noi non importa che l’ingiustizia e il gravissimo torto subito da Berlusconi, e che racconteremo tra poche righe, danneggino o no la campagna elettorale di Forza Italia per le Europee.

 

Non ci riguarda l’osservazione di cinismo militante secondo cui adesso la nostra proposta è più povera e avremmo dovuto pensarci prima.

 

A noi preme il fattore umano. Ci interessa la questione morale. Ci preme il petto, il tema della libertà e il buon diritto del popolo a scegliere democraticamente il proprio leader. Per noi la politica è questo. Se qualcuno ha un’altra idea della politica, si accomodi da un’altra parte. Adesso che Renzi ha pitturato con le tinte pastello delle sue slide D’Alema, può sempre andare lì. Oppure, se gli piace perdere facile, da Ncd.

 

Non abbiamo nessuna intenzione di piegarci all’ingiustizia. Dobbiamo farci i conti, ovvio. Vedremo come. Non siamo Don Chisciotte ostinati, ma ci piace il suo sogno ragionevole  e condividiamo in pieno il suo grido di libertà: «La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che il cielo ha dato agli uomini: con essa non possono paragonarsi i doni nascosti dalla terra, né quelli coperti dal mare: per la libertà, così come per l’onore, si può e si deve mettere a rischio la propria vita e, al contrario, la schiavitù è il peggior male che possa capitare agli uomini».

Per meno di questo non ha senso affannarsi in politica, radunarsi, fare volantini, riunioni. Per questo e non per altro, ieri come oggi, riteniamo che la candidatura di Berlusconi e più ampiamente la sua piena libertà politica sia una battaglia centrale che non è di parte, ma riguarda l’Italia. E l’Europa.

 

Svolgimento. La decisione di ieri della Corte di Cassazione che infligge due anni di interdizione dai pubblici uffici a Silvio Berlusconi era di certo prevedibile. Ma non perché giusta, bensì perché ingiusta. Dovremmo essere abituati a questo andamento delle cose. Ma la teoria è diversa dalla vita. E la vita dice che esiste sempre la libertà di essere una volta tanto capaci di un colpo d’ala di giustizia. Invece non è stato così.

Questa sentenza della Cassazione nello specifico è sbagliata dal punto di vista tecnico giuridico.  Ma come sempre nel campo della giustizia, gli errori formali nascondono una trascuratezza di qualcosa di essenziale. Nel nostro caso si va contro un diritto un diritto fondamentale. In due parole: getta via uno dei principi cardine della giurisdizione: il “ne bis in idem”.

 

Vale a dire: non si può processare due volte una persona per lo stesso reato; nel caso specifico non si possono infliggere due pene per una medesima colpa, è come processare due volte, e questo va contro i diritti umani. È il caso di Berlusconi: che si è già visto infliggere la coartazione dei diritti politici per sei anni dalla applicazione (incostituzionale) della legge Severino, e che ieri si è visto sovrapporre a questa un’altra pena del medesimo tipo.

 

La Corte europea dei diritti dell’Uomo, quella di Strasburgo per intenderci, ha infatti lo scorso 4 marzo, come già riferito sul Mattinale,  pubblicato una sentenza in cui si condanna l’Italia perché aveva caricato sulle spalle di  Franzo Grande Stevens due pene per la medesima colpa. La difesa (Coppi e Ghediniha dimostrato come quella vicenda sia sovrapponibile a quella di Berlusconi.

 

La sentenza infatti  “affronta il problema della cumulabilità delle sanzioni penali e rileva che qualora una sanzione accessoria, non importa se di natura penale o amministrativa, incide su diritti fondamentali, allora si deve giungere alla conclusione che ha natura penale e non può essere cumulata con un’altra sanzione simile per il divieto di ‘ne bis in idem’”.  Insomma: l’Italia si decida, o due o sei anni. Non si può darne sei e poi due. Ne bis in idem.

Coppi e Ghedini hanno concluso: “Noi crediamo che il caso del dottor Berlusconi sia come quello di Grande Stevens perché sono identici gli effetti della legge Severino e dell’interdizione.  Per questo  chiediamo che i fatti siano rimessi alla Corte per i diritti umani del Consiglio d’Europa e che questa udienza sia sospesa in attesa della pronuncia di Strasburgo”.

Quando c’è di mezzo il destino di un uomo, la sua onorabilità, la ragione e il diritto chiedono di applicare lo strumento supremo degli uomini in cerca di giustizia. Il dubbio. Ma siccome c’è di mezzo Berlusconi, che fa la magistratura italiana? Ecco, lo sapevamo già. Ma noi non ci rassegniamo. C’è un giudice a Strasburgo.

 

Intendiamoci. Qui ci siamo soffermati solo sul grave errore tecnico di ieri. Che il tutto sia nella sostanza un’infamia, di cui questo è l’episodio finale, deriva dalla palese innocenza di Berlusconi, condannato per frode fiscale nel momento stesso in cui il fisco statunitense ha recepito testimonianze che attestano come invece Berlusconi sia stato frodato e dunque vittima. (La cosa andò così: un dirigente di Paramount e il signor Agrama acquisivamo a prezzi bassissimi i diritti televisivi di telefilm truffando la casa produttrice e poi li gonfiavano ciclopicamente a Mediaset, avendo corrotto un suo dirigente. E, anche su questi nuovi elementi probatori, si basa la richiesta al Tribunale di Brescia di revisione del processo).

 Conclusione. La Corte di Cassazione ha voluto confermare una pena destinata a essere scardinata dalla Corte per i diritti umani di Strasburgo.

Ri-conclusione. Non ci arrendiamo dinanzi all’ingiustizia. Il bene della libertà è troppo importante per cedere.

 

 

PER APPROFONDIMENTI, VAI SUL SITO www.ilmattinale.it