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RENZI-COTTARELLI. La macelleria sociale

 

EURO

Dal tormentone critico nei confronti dei “tagli lineari” alla grande mattanza sociale: è questo il passaggio fondamentale della nuova spending review, prevista dal super commissario Carlo Cottarelli.

 

L’elemento che unisce queste apparenti diverse impostazioni è sempre lo stesso: la mancanza di riforme.

 

La modifica, cioè, di quei meccanismi che negli anni hanno creato l’onda lunga del crescente deficit di finanza pubblica che, inevitabilmente, si è riflesso sull’andamento del debito.

 

Questa volta, tuttavia, c’è una componente in più: la fretta per tagliare il traguardo delle elezioni europee e quindi mettere qualcosa in busta paga dei potenziali elettori.

 

E poi, come diceva Luigi XV, prima della rivoluzione francese: après moi le déluge. Ma è un gatto che rischia di mordersi la coda.

 

E’ infatti evidente che l’inevitabile contestualità tra maggiori spese e tagli adeguati non può che prendere di mira uno dei comparti più delicati del welfare italiano: la spesa pensionistica.

 

Il super commissario l’ha detto con chiarezza indicando un prelievo sul monte pensioni pari ad 1,4 miliardi, mettendo in imbarazzo i suoi referenti politici.

Sennonché questa cifra non è sufficiente per sostenere un onere che, seppure per la sola parte restante dell’anno, si aggira sui 7 miliardi.

 

E’ quindi prevedibile che dovrà essere aumentato colpendo ancor più duramente chi ha lavorato per una vita, pagato tasse e contributi. Ed ora si vede esposto ad una drastica riduzione del proprio tenore di vita.

 

Chi maneggia con tanta sicumera la scure della macelleria sociale non tiene conto della reale condizione di milioni di famiglie italiane: pensioni che ammontano a 2.000 o 2.500 euro al mese non sono l’emblema di un benessere indecente.

 

Molte volte quel valore è già ridotto da pesanti rate di mutuo, contratto per garantire un tetto ai propri figli.

 

Poi vi sono le spese correnti da pagare, compreso il salasso di una tassazione indiretta – a partire da quelle sulla casa – che ne riduce drasticamente l’effettiva disponibilità.

 

Ma, soprattutto, è giusto alimentare una guerra se non proprio tra poveri, certamente contro le classi medie? Questo forte ridimensionamento è in grado di rimettere in moto lo stanco motore dell’economia italiana?

Sono interrogativi che Matteo Renzi dovrebbe porsi.

 

Noi almeno ce li siamo posti e faremo di tutto affinché questo non avvenga.

 

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