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GOVERNO. Renzi’s trick. I trucchi e gli azzardi di Matteo. Anche come mago è un dilettante

 

Renzi

Quando nell’estate-autunno del 2011, nel pieno della tempesta sui mercati finanziari, il governo Berlusconi cercò di arginare gli effetti negativi della crisi con la manovra cosiddetta “di luglio” prima e con la manovra “di agosto” poi (valore cumulato fino al 2014 di 140 miliardi di euro), anche in risposta alla lettera della Banca centrale europea al governo italiano del 5 agosto, allora si parlò di Berlusconi’s trick”.

Si insinuò, cioè, che il governo italiano avesse promesso, in cambio di aiuti, riforme alla Bce e che avesse smesso di realizzarle subito dopo l’acquisto di titoli di Stato italiani da parte della Banca Centrale Europea per ridurre lo spread.

 

Niente di più falso. Lo abbiamo dimostrato numeri alla mano.

 

Oggi, invece, ci troviamo davanti al Renzi’s trick: da una parte, infatti, il presidente del Consiglio dice che il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil è obiettivamente anacronistico, ma dall’altra si impegna a rispettarlo.

 

Non si tratta solo di una contraddizione in termini.

 

Il Renzi’s trick è nei fatti: la sua riduzione spot (elettorale) dell’Irpef per gli individui a basso reddito, che costa 10 miliardi su base annua e per la quale il governo non ha individuato coperture certe, è incompatibile con il rispetto del 3%.

 

Non solo: come è stato ricordato a Renzi per l’ennesima volta ieri a Bruxelles, la riduzione della pressione fiscale non può farsi in deficit.

 

Così come per realizzare le misure “di sviluppo” promesse agli italiani, la procedura è molto più complessa di quanto creda il presidente del Consiglio: la esigono le regole europee (Six Pack, Fiscal Compact, Two Pack) ed è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 81, recentemente novellato, e nella Legge n. 243/2012, che nella gerarchia delle fonti ha un valore sovraordinato rispetto alle Leggi ordinarie, visto che può “essere abrogata, modificata o derogata solo a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera”.

 

Il rispetto del tetto del 3% è compatibile solo con le riforme strutturali, dal completamento della riforma della PA al miglioramento dell’efficienza del sistema bancario; dalla riforma del mercato del lavoro alla riforma fiscale e alla liberalizzazione delle public utilities.

 

 

Riforme che riporteranno finalmente il nostro paese su un sentiero virtuoso di crescita e favoriranno la modernizzazione e la competitività del “sistema Italia”, aumentando la produttività del lavoro e dei fattori produttivi, condizione fondamentale per la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo.

 

 

In economia si chiama “azzardo morale”: comportamento opportunistico post-contrattuale.

Prima che sia troppo tardi, presidente Renzi, #cambiaverso!

 

PER APPROFONDIMENTI, VAI SUL SITO www.ilmattinale.it