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GIUSTIZIA. Come reagire alla guerra giudiziaria: colpo su colpo, smontiamo le casematte occupate dalla sinistra

 

 

Berlusconi

 

Ci risiamo. Il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi a Napoli è un caso di scuola. È un caso, ma non è casuale, se è consentito in questi momenti drammatici un gioco di parole. Non manca nulla nel piatto napoletano: la follia dell’inchiesta, la contraddittorietà dell’accusa, il modo con cui il testimone principale è stato acchiappato al lazo e indotto a lanciare accuse false e oltretutto inverosimili.

 

Rinviamo ad altri articoli e alla puntuale ricostruzione del “parere pro veritate” della difesa, la confutazione puntuale delle accuse. Proviamo ad alzare lo sguardo. A scorgere il panorama in cui si sta giocando la battaglia di Napoli. Un po’ di storia e di geo-politica non guasta. Si capisce di più di quel che sta accadendo prendendo come ipotesi di lettura della guerra dei vent’anni contro Berlusconi la teoria gramsciana dell’egemonia. Lungi da noi costringere il lettore a seguire una lezione di teoria politica marxista. E ancor di più guai a mettere Gramsci tra i nemici di Berlusconi, se fosse vivo direbbe che anche lui per le sue idee è stato perseguitato da un regime totalitario. Ci limitiamo a una suggestione: “casamatta”.

 

Con questa parola presa dal linguaggio militare, in voga dopo la prima guerra mondiale, Gramsci proponeva la presa del potere comunista in Italia. Non attraverso una rivoluzione armata, ma con l’occupazione dei fortilizi da cui si domina facilmente il territorio. Il territorio sono le coscienze. Le casematte, dotate di sistemi difensivi e di cannoni rotanti, possiamo definirle bunker culturali. Nel secondo dopoguerra la lezione gramsciana è diventata operativa. Giornali, tivù, procure, case editrici. Scuole di partito, formali e informali, immettendo forze ubbidienti e utili idioti nei gangli più delicati.

 

È così che negli ultimi vent’anni si è dato forma a questa orribile macchina multifunzionale, che uccide diritto, democrazia, intossica le coscienze, insomma vuole impossessarsi del potere sulle anime e sulle cose.

Gramsci

 

Esageriamo? Fate un po’ voi. Che cosa c’è di più grave che condurre per venti, ventuno, ventidue anni una guerra contro non soltanto una persona, Silvio Berlusconi, ma la metà del paese che si riconosce in lui? Quando si parla di circuito mediatico-giudiziario bisogna fare riferimento a questo disegno. Piano piano si è realizzato un fenomeno ben noto ai lettori di Azimov. La macchina è diventata più potente dei suoi manovratori. Così la politica, i capi della sinistra, non sono più i Signori della Guerra, ma sottufficiali obbedienti. I quali quando minimamente si ribellano sono sottoposti a linciaggio da un popolo ormai reso omogeneo alla cultura delle manette e degli arresti. La macchina ormai è totalitaria, i politici del Pd e gli altri si illudono di essere al sicuro, e che questo congegno cannibalistico si fermerà dopo aver divorato Berlusconi e il centrodestra. Non è bastata la lezione di Mani Pulite? Quelli non si accontentano mai. Per questo almeno la parte illuminata e non giustizialista della sinistra dovrebbe concordare con noi in una riforma seria della giustizia, che non consenta più al potere giudiziario di essere onnivoro, piegato agli appetiti di una casta politicizzata.

 

Per questo noi ci battiamo incidendo sui meccanismi perversi dell’occupazione della Rai, che almeno sulla carta dev’essere di tutti e deve garantire il pluralismo. Non è una fissazione. Non è una battaglia di nicchia. Si tratta di liberare il territorio sgomberando la casamatta Rai da chi la usa per scopi di egemonia propria. Sia chiaro. La Bestia mediatico-giudiziaria-politica non riuscirà a spezzare Berlusconi, questo è sicuro. Perché ribatteremo colpo su colpo, con le armi della non violenza e del diritto perseguito in ogni sede internazionale. Non ci intimidiscono. Non crediamo in un appeasement o in mossette palliative.

 

Attraverso il consenso elettorale si deve giungere al ritorno chiaro alla sovranità popolare come fondativa della convivenza e dunque capace di regolare poteri e ordini dello Stato. Ma questo consenso elettorale esige intanto una dura e intelligente resistenza e controffensiva dinanzi al fuoco delle casematte. Il linguaggio guerresco è preso da Gramsci. Ma la minaccia di privazione della libertà, l’offesa sistematica alla reputazione e agli affetti intimi non possono avere per risposta salamelecchi. Colpo su colpo. Spiegando tutto alla gente, anche a quella di sinistra. Un esempio per capire? Proprio Napoli… Prima la procura di Milano. Poi la Cassazione.

 

Per preparare Napoli, ecco che “Servizio pubblico” di Santoro fornisce un teatrino all’accusa dotato di ghigliottina per tagliare la testa alla buona fede e costruendo un monumento all’eroe De Gregorio… Ed ecco, subito, pronto, immediato il rinvio a giudizio… Be’, a noi non ci intimidiscono…

 

 

 

 

 

PER APPROFONDIMENTI, CONSULTA “IL MATTINALE – 24 ottobre 2013”