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OBAMA. In visita a Roma rivela quanto è diventata piccola l’Italia con Renzi. Si occupi di Tunisia e non di Russia e compri gli F35.

 
 

Renzi_Obama

Obama a Roma. Vogliamo dirlo? Dinanzi all’opinione pubblica mondiale conta solo l’incontro con il Papa. Lì si gioca un giudizio sul mondo. Si sposta l’asse del globo. Poi c’è anche Renzi. Dall’intervista data al “Corriere della Sera” e dalle anticipazioni fatte circolare dallo staff della Casa Bianca, si capisce questo.

1)   L’Italia è una potenza regionale. È bene si occupi della Tunisia. Lasci perdere la Russia, bravo Renzi a non averci messo il becco, sono roba per grandi.

 

2)   Renzi non tagli le spese militari, non creda che si partecipi di un’alleanza militare gratis. Gli aerei americani che vi eravate impegnati ad acquistare sono lì che vi aspettano. Avete cambiato idea? Molto male. Sappiate che se ne comprate di meno, è un guaio per tutti.

 

3)   I vostri giudici se ne sono infischiati della guerra al terrorismo che pure ci vedeva alleati. E hanno condannato 24 agenti della Cia per aver portato via dall’Italia e restituito all’Egitto un imam terrorista. Voi non siete stati capaci di difenderli. Ne avete graziato uno. Cosa aspetta Napolitano, che è un gran saggio, a dar la grazia almeno al capo della Cia di Milano, Bob Lady, che vive braccato da un mandato di cattura internazionale?

 

Come si vede, accanto all’eleganza del sorriso, c’è la durezza della realtà. Barack ci vede come potenza locale, dirimpettai del Maghreb.

Il ruolo che abbiamo avuto con Berlusconi – e prima con Andreotti e Moro – di cerniera con la Russia, prima con Eltsin poi con Putin, e di alleati contro Al Qaeda è scemato.

 

Renzi non ha avuto la forza, o probabilmente nemmeno la sana ambizione, di rivendicare una posizione originale sull’Ucraina, e ha accettato passivamente l’estromissione di Mosca dal G8.

L’incontro con Obama è un ottimo pretesto per Renzi, utile a distrarre gli italiani non dai loro guai (quelli li sperimentano amaramente ogni giorno) ma dai suoi, dalla inettitudine di questo governo che per ora è riuscito a far approvare una abrogazione fasulla delle province, una truffa alla buona fede dei cittadini, ottenuta con la fiducia, ed avendo un margine di maggioranza bassissimo: 160 voti, al limite della praticabilità repubblicana.

Nel 2011 con numeri simili alla Camera, Napolitano operò una moral suasion su Berlusconi perché si dimettesse.

Quanto all’unico decreto prodotto dal governo Renzi, quello sul lavoro di Giovanni Poletti, è già sicuro che siccome è ben fatto e liberale, non passerà.

La Cgil ha mobilitato i parlamentari simpatizzanti, i cosiddetti Giovani Turchi oltre che i soliti civatiani e i “Fassina chi?”, i quali saranno pure “chi?” per Renzi, ma hanno in mano l’ombrello per sgambettarlo. E lo useranno, oh se lo useranno…

Quanto alle riforme istituzionali, esse sovrapponendosi e incespicando sulla riforma elettorale, sembrano un’altra prossima sciagura per il suo governo. Al quale persino il suo partito rimprovera di essere capace solo di annunci (Cuperlo), e che viene dichiarato inetto anche dai pm di Magistratura democratica nel proporre, rivendicare leggi anticorruzione che invece di combattere la mafia le offrono armi, e costretti a battere in ritirata da Forza Italia.

 

P.S. Abbiamo accennato alla richiesta di Obama perché dia la grazia agli agenti della Cia impegnati nella lotta al terrorismo nel 2003. L’informata Antonella Rampino, sulla “Stampa” spiega che nel frattempo, rispetto al caso di Joseph Romano, “Napolitano avrebbe un diverso orientamento: l’Italia non può permettersi un’altra grazia”. Non c’è bisogno di essere cervelloni come Renzi per capire cosa c’è in ballo: Napolitano non vuole dare una grazia che chiede il popolo americano, perché poi non riuscirebbe a spiegare perché non la dà a Berlusconi che è richiesta da dieci milioni di italiani, il popolo dei moderati. Pur di fare un torto a Berlusconi, capacissimo di inimicarsi pure l’America. Napolitano, da Monti in poi, preferisce dare agli italiani e al mondo le disgrazie.

 

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