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RENZI. Il Papa e Obama lo asfaltano. Cronaca di una giornata dove a essere rottamate sono le chiacchiere di Matteo, che deve stare molto ma molto sereno

 
 

Obama Papa

Il titolo è poco rispettoso. Ci scusiamo con il Papa e con Obama, anche se qualcuno che provvedesse a risistemare, coi sampietrini o conglomerato bituminoso, le buche di Roma sarebbe benedetto, visto che il sindaco Marino latita. Ma la realtà è stata proprio questa.

 

Al mattino presto cinquecento tra deputati e senatori si sono recati alla messa in San Pietro. In prima fila si sono piazzati i ministri del governo Renzi (il quale provvidenzialmente avvisato da qualche generoso messaggero si è tenuto al largo).

 

Il Papa non ha sorriso, è stato durissimo. Ha evocato il piccolo gruppo che “sta lontano dal popolo”, di farisei, scribi e sadducei i quali “caricano il popolo di pesi che loro non sfiorano neanche con un dito”.

 

Un richiamo evangelico, che vale e varrà sempre.

 

Ma che è stato vissuto come acido muriatico nel cappuccino dai tanti che sono corsi lì per una foto opportunity con il Pontefice popolarissimo, insomma per opportunismo. Senza dimenticare  che se il monito vale per tutti, riguarda un Parlamento e un governo che non dovrebbe esserci con questa composizione.

Una maggioranza fasulla, ladra di democrazia, e un Renzi che sta al suo posto senza essere stato votato dai cittadini.

 

Non c’è stato da parte del Papa alcun elogio alla energia nuova di Renzi, alla giovinezza e parità di genere dell’esecutivo, neanche un petalo di retorica usufruibile per la propaganda. Niente: il Papa ha rottamato pure il nuovo corso renziano.

 

Non perché lo abbia preso di mira in sé e per sé, ma significando con il suo atteggiamento che aveva ben capito come tanti genuflessi lì volevano una specie di patente per il nuovo corso delle cose, che invece è vecchio, arcivecchio, anche se dotato dall’anagrafe di giovinezza apparente.

 

Il Papa se non asfaltato ha comunque messo sotto Obama. Con lui non va d’accordo sulla questione della Siria (per cui invece aveva elogiato pubblicamente la Russia e Putin, eletti a difensori dei cristiani in Medio Oriente) e per i temi della libertà religiosa e del diritto alla vita e alla libertà di coscienza.

 

Dopo di che Obama ha asfaltato Renzi. Sugli F35 prima Barack  è passato da Napolitano a spiegare che non si tocca la commessa, e che se si sta in un’alleanza si devono dividere gli oneri militari.

Napolitano, che aveva ricevuto una telefonata da Berlusconi sul tema, ha espresso correttamente al leader americano la necessità di non isolare la Russia sulla questione della Crimea.

 

Mentre è stato zitto sulla grazia per il capo della Cia condannato in Tribunale dall’Italia per un’azione anti-terrorismo.

 

Non perché non voglia concederla, ma perché poi come potrebbe non prenderla in considerazione per il leader del popolo dei moderati, che in fondo gli è prossimo assai più del popolo americano?

 

Quindi Obama si è fatto ricevere dal pimpante valletto Renzi, di cui ha elogiato l’energia. Non le opere, perché non ce n’è neanche mezza.

 

Gli ha imposto di non fare scherzi sugli F35 e sulla Crimea.

 

Di occuparsi di Mediterraneo assecondando la politica americana, che non è precisamente nei nostri interessi e prevede di fatto l’annientamento della presenza cristiana. Renzi come di consueto ha praticato l’arte della lingua biforcuta.

 

Dice che risparmierà e taglierà le spese militari, ma senza tagliare l’efficienza delle nostre forze armate.

 

Come dire che uno toglie due cilindri dal motore, non mette benzina, però la macchina va forte lo stesso.

 

Ha trattato Obama un po’ come Letta. Ma Barack non è Enrico.

 

Se crede di dirgli #Barackstaisereno, gli conviene, se non obbedisce, stare molto ma molto sereno lui, Matteo l’Asfaltato. 

 

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