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RENZI. Il coro angelico della stampa nordcoreana indora il principino di Firenze e nasconde la realtà sotto un tappeto di fiori

 

Renzi INCENSATO

In Italia stiamo assistendo a un interessante fenomeno di tipo nord-coreano. La differenza per ora è che i reprobi i quali rifiutano di allinearsi a Renzi-il-Sung non sono fucilati, ma semplicemente non esistono, le loro tesi risultano fastidiose e dunque censurate, mentre il proscenio dove si esibisce il Vate Fiorentino è sommerso di petali di rose e violette.

 

A chi  cerca di dire qualcosa di diverso capitano cose strane, specialmente sul “Corriere della Sera”. Si pensi a Piero Ostellino. Oggi gli hanno finalmente piazzato uno dei suoi magistrali commenti in prima pagina, sia pure nella posizione degli articoli di costume, colonna di destra, pareri personali.

 

Bisogna capire il “Corriere”: ormai è diventato una banda musicale di Pyongyang, e Ostellino suona decisamente fuori tempo una musica di puro timbro liberale, soprattutto non soffre di inchinite nei confronti del neo-premier. Oggi scrive sulle pensioni. “Quei falsi moralisti sulla pelle dei pensionati”. Per Ostellino non vanno redistribuite, tagliuzzate come vuole fare Renzi (ovviamente non citato nel titolo), che le ritiene elargizione dello Stato e dunque proprietà di Palazzo Chigi.

Le pensioni sono il risparmio del lavoratore, salario postdatato, spiega Ostellino. Guai a chi le tocca. Traduciamo noi, con parole nostre, perché non vorremmo che ripetendo le sue frasi testualmente ci capitasse quel che è successo a Ostellino.

 

La sua prosa infatti improvvisamente si mette a singhiozzare, le frasi si ripetono una volta qui, una volta identiche più in là. Risultato, disastro, che sia un sabotaggio? Escluso.

Più probabilmente questo incidente è figlio di quest’epoca renziana del dilettantismo, della fannullaggine frenetica.

Abbiamo detto del “Corriere”. Ormai il renzismo è la melodia delle sue pagine. “Repubblica”, che pure di Renzi è stato il primo sponsor, ora boccheggia. È vero che interviene addirittura Ezio Mauro a tessere l’elogio dello squinternato progetto di Senato alla Matteo (“Cambiare per fermare i populismi”, tutti meno quello di Renzi, ovvio).

 

Rispetto però  all’editoriale di Pierluigi Battista, che sul “Corriere della Sera” tira tonanti cannonate contro gli intellettuali spelacchiati della sinistra-sinistra che vedono in Renzi un modello di autoritarismo,  Mauro fa la figura di uno che suona la trombetta.

 

Stessa musica angelica sulla “Stampa” con un titolo epico: “Senato, Renzi si gioca tutto”. Più che altro gioca con l’Italia e con la democrazia. Che ci importa se si gioca la sua faccia, rispetto ai guai italiani.

 “Il Messaggero” idem. Il fondo di Alessandro Campi, antico intellettuale di Fini, è un inno alla sana violenza del fiorentino: “Uno schiaffo al fronte dei frenatori”. E “Il Sole 24 Ore” ben lontano dai gridi allarmistici di un tempo, che fa? Ignora il nuovo record dei disoccupati in Italia, il rischio di deflazione, e titola a tutta prima pagina stappando champagne: “Piazza Affari al top in Europa”. Perché non cambiare il nome alla gloriosa testata del “Fate presto” in un renziano “Il Re Sole 24 Ore”, cui proponiamo un titolone cubitale sobriamente monarchico: “Fatelo presto Re”?

 

Anche “Avvenire”, “La Nazione”, “Il Mattino”: tutti renziani. Si distinguono dal coro oggi soltanto “Libero” e “Il Fatto”. Gli altri quotidiani di centrodestra sono affascinati dal turbinio di scintille fluorescenti che muove Renzi con la lingua sua ma specialmente con quella degli angeli della buona stampa che hanno cantato la ninna nanna persino a Giuliano Ferrara che esalta Matteo, “perché c’è fretta e, come diceva Nenni, politique d’abord”. Politique del fare, però, non dell’ingannare.

 

 

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