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BERLUSCONI. Al Colle. La forza democratica di un gesto. Senza di lui affonda la Concordia, metafora d’Italia

 
 

BN

Che differenza c’è tra la politica per il popolo e per l’Italia e quella del “pre-annuncio” e delle “generiche intenzioni”?

 

 

La prima è quella compresa nel gesto di Berlusconi che sale al Colle. Certo che è stato lui a chiedere l’incontro. Aveva ed ha cose importanti da dire. Si tratta di questioni esistenziali: non le sue, ma del nostro Paese, della nostra gente e del mondo.

 

Le parole che abbiamo messo tra virgolette sono le definizioni fornite dal Quirinale a riguardo del primo mese di governo Renzi. Sintetizzabile così: un niente al cubo, ma con il fiocco, una specie di scherzo di Carnevale tardivo, e che in questa nostra Quaresima diventa un’offesa per chi soffre, e sono tanti.

 

Una bolla e balla mediatica, coi fiorellini dipinti sui palloncini, e i buchini sulle gote rosee di Matteo e Maria Elena, perennemente esposti in foto da cherubini sui giornali della nostra italica Corea del Nord.

 

Questa commedia se non cambia copione e non si trasforma  presto, anzi subito,  in un lavoro serio, scivolerà presto in tragedia. Non solo di Renzi, ma nostra e dei nostri figli. Ha i sondaggi dalla sua? Complimenti.

 

Se non fosse una metafora abusata citeremmo il Titanic, il comico di bordo era favoloso, voto 10. Ma più vicino a noi c’è la Concordia. La quale si inchina divertita per la capacità manovriera del suo capitano invece di puntare al largo, alla navigazione nel vasto mare, e si squarta sui fondali delle proprie spiritosaggini.

 

Più che mai questo Paese, questa Europa, la pace che sola dà prosperità, ha bisogno di Silvio Berlusconi.

 

Per questo ha voluto esporre al Capo dello Stato, garante ultimo dell’interesse nazionale, i giudizi maturati sulla base della sua esperienza di statista e dei suoi rapporti che permangono con i maggiori leader del mondo, e che si fidano di lui, del suo senso positivo delle relazioni tra i popoli.

 

Il cuore della democrazia è esattamente questo: la sovranità popolare che si trova espressa autorevolmente da chi dà prova di leggere i problemi della convivenza interna ed esterna, e sappia proporre soluzioni serie, ragionevoli ma sostenute da un impeto capace di concretezza. Ed abbia per questo raccolto voti veri, non da istituto demoscopico che registra gli umori illusori sospinti da trovate di bassa propaganda.

 

Le riforme che noi vogliamo sono roba seria. Sia quelle istituzionali, a partire dalla legge elettorale, sia quelle strutturali su lavoro, economia, tasse.

Rapporti con l’Europa. Amicizia con l’America e con la RussiaNessun servilismo verso la Germania né complessi verso Bruxelles. Che c’entra questo con la sorte di Berlusconi decisa da quattro giudici il 10 aprile?

 

Fate voi. La sua estromissione dalla cabina di guida e di consiglio non aiuta la Concordia…

 

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