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RENZI. Scopriamo il bluff prima che sia tardi. Dall’imbroglio delle Province al Jobs Act, il catalogo dei suoi trucchi e inganni. Inizia la nostra resistenza

 

Renzi

Il pesciolino rosso che danzava nelle slides della conferenza stampa trionfale di Renzi a Palazzo Chigi dov’è finito?

 

 

Dev’essere morto dal ridere. Nel vedere come il circo mediatico italiano si è inchinato dinanzi alla gigantesca mongolfiera a nome Renzi.

Rideremmo anche noi, senonché su questo Zeppelin destinato a incendiarsi al primo colpo di realtà, è salita l’Italia, e la sta portando nel mare delle chiacchiere. Non con la nostra complicità.

 

Cercheremo di dirottare questo Zeppelin con le armi della legalità democratica, cioè con quelle del voto, cacciando l’inadeguato e incapace comandante se i nostri richiami non fossero ascoltati.

Non ci illudiamo però. I suoi contenuti coincidono con la sua forma. In funzione di una strategia di cinismo sfrontato.

 

Renzi punta alla purissima demagogia dell’investimento televisivo su se stesso.

Annuncia e alza continuamente l’asticella delle promesse. Convinto che nessuno gliene chiederà conto prima delle elezioni europee e amministrative del 25 maggio.

Ha bisogno di una legittimazione grazie a quel voto. Dopo di che è pronto a non mantenere niente, ma a sfruttare l’inerzia di quel vento elettorale, consolidando il suo disastroso regime.

Dice di essere un rullo compressore.

 

Rulli pure i suoi compagnucci, rulli alfaniani e soci vari. Noi non ci faremo asfaltare.

 

Basta così.

 

Qui sotto esponiamo un breve catalogo della merce avariata e ingannevole che Renzi ha esposto in vetrina, con bei nastri e fumo fluorescente.

 

  1. 1.   PROVINCE. La legge imbroglio è andata in porto. Un vero e proprio golpe. Una commedia dell’inganno. Fa credere di aver eliminato le province, in realtà ha solo abrogato la democrazia. Crea dei mostri burocratici come le Città Metropolitane, comandate senza bisogno di elezioni, dai sindaci rossi.

 

  1. 2.   SENATO. Non è ancora stato depositato alla Camera il progetto di legge costituzionale, pur essendo stato approvato in Consiglio dei ministri. Renzi e la Boschi vogliono trasformarlo da organo di eletti, in una succursale della sinistra. Premiando con mosse calcolate le rappresentanze di Regioni e Città a maggioranza del Pd. Si risparmierebbero gli stipendi di 315 eletti, ma la macchina e l’apparato resterebbero intatti nei costi. E la democrazia sarebbe annullata. Una vergogna scritta coi piedi. Senatum ridiculum.

 

  1. 3.   JOBS ACT. Dopo mesi di proclami, finalmente ieri è stata annunciata la sua presentazione in seduta al Senato, ma il testo non è ancora disponibile. L’emergenza assoluta di questo Paese, che è il lavoro, vive solo dell’annuncio di qualcosa che nei fatti ancora non c’è. Non c’è la delega, vuoto. Il decreto Poletti – unica proposta in discussione alla Camera – si annuncia già modificato in partenza.

 

  1. 4.   ITALICUM. La legge elettorale è bloccata da tre settimane al Senato, non si muove. Contro i patti sottoscritti giace sul letto dei morituri.

 

  1. 5.   RIFORMA COSTITUZIONALE. Annunciatissima, non è stata depositata (e meno male). Pure chiacchiere televisive, di un testo in abbozzo, scritto con i piedi.

 

  1. 6.   RENZINOMICS. Non esiste. Non c’è niente. Si dice che la settimana prossima si capirà di che si tratta con il Def (Documento di economia e finanza) e poi ci sarà la manovra per gli 80 euro in busta paga ad aprile. Ma non indica alcuna copertura, nulla di nulla.

 

  1. 7.   CRIMEA. Zero, accodati agli altri, incapaci di stabilire ponti. Come sempre, l’Italia di Berlusconi è riuscita a fare di meglio tra America e Russia.

 

  1. 8.   EUROPA. Ha curato la sua immagine di bel fiorellino. Nessuna forza di trattativa. Perché si tratta con un piano concreto di riforme, non con espedienti caricati ad aggettivi e slogan.

 

Tutto qui? Tutto qui un corno: inizia la resistenza. Ne vedremo delle belle. Altro che passeggiata europea trionfale per Matteo, il Magnifico Sbruffone. Ti tiriamo sotto i piedi il tappeto rosso.