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10 APRILE 2014. E’ l’inversione del 18 aprile. Oggi come allora si gioca la libertà di tutti. L’atteggiamento pilatesco delle autorità politiche è abdicazione della democrazia

 

1948

10 aprile 2014. Questa data ha un peso grave. È una specie di inversione ad U del 18 aprile.

 

 

Allora vinse la libertà, ed era il 1948. Il popolo si espresse e decise, sconfiggendo il comunismo.

 

Il 10 aprile – comunque il Tribunale di Milano, nelle persone dei giudici di sorveglianza, scelga – è e resterà  la data simbolica della umiliazione della democrazia.

 

Di certo non è un avvenimento privato quello che coinvolgerà quel giorno il nostro Presidente.

Ovvio: noi confidiamo che la scelta dei magistrati si accordi con il buon senso, e cerchi di limitare i danni per l’Italia di ciò che in sé e per sé  va contro  la “salus Rei Publicae”.

 

È un fatto di tutta evidenza, e non c’entra nulla con l’essere berlusconiani, che sia un danno al cuore stesso della sovranità popolare e della nostra Costituzione, che sia sottoposto a questa procedura il  leader dell’opposizione, e di almeno dieci milioni di italiani.

 

È uno scandalo, per il modo con cui si è arrivati alla sentenza della Cassazione, che grida vendetta per la negazione della realtà; ma è una infamia anche perché l’autorità politica ha consentito che alla decisione di “applicazione della pena” (questa formula ci ripugna e dobbiamo farci violenza ad usarla nei confronti di Silvio Berlusconi) si arrivasse senza un soprassalto di coscienza, senza provvedimenti che mostrassero passione per la giustizia e per il bene comune.

 Berlusconi-decadenza

Niente. Pilateschi silenzi, successivi a manifestazioni di odio umanamente disdicevole e a voti di decadenza di rancore incostituzionale.

Il male minore è che al leader dei moderati – inibito dai suoi diritti di elettorato passivo e attivo – sia almeno consentito di esistere con ciò consentendo al suo popolo di resistere.

 

Piena possibilità di interventi televisivi, di comizi pubblici, di incontri ad ogni livello. Non prendiamo neanche in considerazione qualcosa in meno di questa sua presenza totale e forte.

 

E non vale neanche un po’ l’idea che debba limitarsi nelle prese di posizione e addolcirsi nella battaglia, onde evitare la mordacchia dei giudici di sorveglianza.

La politica non è pericolosa, non è qualcosa da inibire o dosare con il bilancino. Essa coincide con un bene che non può essere sottratto al popolo, tanto meno “in nome del popolo italiano”.

 PER APPROFONDIMENTI, VAI SUL SITO WWW.ILMATTINALE.IT