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Eni-gma. Renzi difetta d’intelligence e svela un segreto di Stato?

 

Eni

Potremmo chiamarlo Renzigate. O gaffe. O anche bischerata. Cambia poco. Le dichiarazioni rilasciate da Matteo Renzi sulla multinazionale dell’energia il 3 aprile scorso, durante il programma “Otto e mezzo” di Lilli Gruber, hanno reso pubblico uno scenario preoccupante nella struttura di una tra le più strategiche aziende italiane:

Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica d’intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi. I servizi segreti”.

E così, d’emblée, scopriamo finalmente perchè il cane dell’Eni abbia 6 e non 4 zampe e chi si nasconda nelle 2 zampe in eccesso: i servizi segreti, gli 007. Scherzi a parte, una dichiarazione abbastanza sconcertante, per diversi motivi:

1) Se veramente nell’organigramma dell’azienda si annidano i servizi segreti, Renzi ha spiattellato un segreto di Stato;

2) Rendere pubblica una notizia del genere relativa ad una multinazionale quotata in borsa significa mettere a rischio i rapporti commerciali nazionali ed internazionali;

3) Il rischio di ritorsioni verso dirigenti e/o dipendenti della stessa azienda diviene una questione di sicurezza nazionale.

Renzi

Queste le considerazioni più immediate, queste le conseguenze di una dichiarazione su cui sicuramente, auspichiamo, il presidente del Consiglio non ha riflettuto sufficientemente.

A pochi giorni dalla scadenza del termine ultimo per la scelta delle nomine dei nuovi a.d. e dei nuovi presidenti delle partecipate dello Stato, un altro indizio infittisce l’ Eni-gma. Nel bombardamento di indiscrezioni sui possibili destinatari delle nuove cariche, spunta quella di Giampiero Massolo, in lizza per la sostituzione di Giuseppe Recchi. Massolo attualmente dirige il Dis, “Dipartimento delle informazioni per la sicurezza”. I servizi segreti, appunto.

Alla luce di questa rivelazione, l’eco dello strafalcione politico-mediatico del presidente del Consiglio si fa assordante, tanto che l’on. Renato Brunetta ha fatto partire immediatamente  un’interpellanza al governo per far chiarezza su questo aspetto:

“Quella di Renzi è una gaffe incredibile, imperdonabile anche per un dilettante. Spiega che la successione alla presidenza dell’Eni dovrà tener conto del fatto che è un centro di interessi non solo economici, ma persino di intelligence. Quasi prefigurando che l’attuale capo politico dei servizi, direttore del Dis, l’ottimo Ambasciatore Massolo, sia il suo candidato per la guida dell’Eni. Da Renzi impressionante debolezza intellettuale che rischia di compromettere irreparabilmente l’immagine e la forza contrattuale della nostra azienda. Attendiamo, fiduciosi, sviluppi e chiarimenti.

Entro domenica arriveranno le scelte definitive dell’esecutivo sulle nomine, con delle novità: la risoluzione Mucchetti, approvata ieri al Senato in Commissione Industria (con voto favorevole di Pd, M5s, Sel, Scelta Civica, Pi; voto contrario di Forza Italia, astenuti Ncd e Lega) fissa a 3 mandati il limite massimo per chi le cariche di presidente e amministratore e stabilisce che chi viene eletto presidente sia al suo primo incarico nell’organigramma, scongiurando così l’ipotesi di riciclaggio di ex ad.

Con queste nuove indicazioni sarebbero fuori:

– Paolo Scaroni, con già 3 mandati all’attivo, da Eni;

– Fulvio Conti da Enel;

– Flavio Cattaneo da Terna.

Sarebbero perchè formalmente la risoluzione non è vincolante, ma ha ricevuto il parere favorevole di Enrico Morando, viceministro dell’Economia.

Domenica sapremo.

Nel frattempo cave canem dell’ Eni. Attenti al cane dell’Eni. Anzi, attenti alle dichiarazioni di Renzi…

 

 DaniloStancato

 

Twitter: @DaniloStancato