Socialize

GOVERNO. La settimana nera di Renzi che insiste a far volare palloncini colorati. Glieli faremo scoppiare a uno a uno. Il trucco degli 80 euro è svelato: sono un bonus, e domani chissà. Addavenì Berlusconi

 

 

rENZI PALLONCINO

E’ stata la settimana nera di Renzi. Questo ci potrebbe persino rallegrare, se fosse la premessa perché questa maggioranza del “primo forno” lasciasse il posto a chi sia scelto effettivamente dai cittadini con il voto.

 

Il fatto è che la seconda maggioranza, in cui siamo implicati per la riforma elettorale e quelle costituzionali, è impaniata,  guidata da una tempistica rallentatissima e ingannatrice studiata per impedire che si vada alla resa dei conti dinanzi ai cittadini elettori, fingendo di agitarsi molto, di volere tutto subito. Balle rosse e gialle.

 

É la classica ammuina della marina borbonica, in salsa fiorentina. Qui non siamo neanche alla Prima Repubblica, ma al regno borbonico di Matteriello, che sta in groppa con i suoi ciarpami di finto mago agli italiani.

Ci farebbero piacere le scivolate e gli inciampi di Renzi se a pagare le sciagurate scelte del premier riguardo a tasse (che crescono) e ad economia (che scende) fosse solo la sua cerchia di illusionisti del tweet. Purtroppo a rimetterci è l’Italia. Perciò non siamo per il tanto peggio tanto meglio, e cerchiamo di evitare che sia dal primo sia dal secondo forno esca la rovina delle famiglie e delle imprese.

Vediamo di nero che è successo. Si è rivelata la bugia degli 80 euro. C’è stato un arretramento linguistico che svela il trucco.

 

Infatti non si parla più di modifica dell’Irpef per consentire con uno sgravio fiscale il leggero gonfiarsi delle buste paga dei dipendenti con reddito fino a 25 mila euro. Si dice “bonus”. Tradotto: regalo, una tantum, gratifica. Non qualcosa di stabile, per sempre. No.

 

Infatti i denari che si vorrebbero destinare a questa mancia non arrivano, come noi abbiamo da subito denunciato, da coperture strutturali, ma da risorse momentanee e da passaggi di denaro dalla tasca di alcuni italiani a quella di altri italiani. Sia chiaro: non dai ricchi ai poveri.

 

Ma da categorie che Renzi ha scelto come sua clientela elettorale a quelli che sono i dannati del renzismo: partite Iva, artigiani, commercianti, pensionati. Gli altri 28 milioni di italiani contribuenti che però non rientrano nelle preferenze del nostro.

Come ha detto in Aula il Presidente della Commissione finanze, Daniele Capezzone, altro che quattordicesima per i meno abbienti. Il 16 dicembre, quando i proprietari di case (l’80 per cento degli italiani) dovranno pagare la Tasi si troveranno senza tredicesima…

 

Altro inciampo clamoroso. Renzi ha cercato di far passare nel Salva-Roma un Salva-Firenze che obbediva all’esigenza di sanare i pasticci da lui combinati quand’era sindaco in fatto di promozioni e stipendi a dirigenti.

Non c’è riuscito per la nostra opposizione, che ha svelato l’inghippo. Ma la figuraccia resta.

Come figuracce restano quelle di pretendere la nomina della capessa dei vigili di Firenze a responsabile del delicatissimo DAGL (Dipartimento Affari Giuridici e Legali) della Presidenza del Consiglio. La Corte dei Conti ha sentenziato che non aveva titoli, cioè competenze.

E questo sarebbe uno che riconosce i meriti… I meriti o gli amici del giro stretto?

 

Se non fosse chiaro, abbiamo distinto il primo forno (compiti ordinari del governo) dal secondo (legge elettorale e riforme). Fingiamo per un attimo non siano legati dalla legge fisica del sifone.

Se cade uno cade anche l’altro. Ovvio. Il fatto è che Berlusconi è un grande statista e un uomo di parola. Sta ai patti.

Non smonta un accordo siglato solennemente al Nazareno il 18 gennaio senza aver fatto di tutto per non tagliare il filo di un dialogo tra avversari che si legittimano. Il fatto è che finora è stato solo Berlusconi, con il patrimonio dei suoi 200 milioni di voti raccolti in vent’anni, a legittimare l’interlocutore, che non ne ha raccolto nemmeno uno in elezioni politiche.

 

Renzi aveva preso il comando nel suo partito dichiarando il 18 dicembre, subito dopo le primarie, che la riforma elettorale era urgentissima, roba da fare subito, anzi ieri. Invece prima l’ha spostata a febbraio, poi a marzo. Ora il Def dice: entro settembre. Buffoneria.

Che ne dice il Capo dello Stato? Che rispetto è della Corte costituzionale?

Renzi non fa altro che modificare, rimandare, insabbiare, per spostare tutto  a dopo le elezioni europee, dove conta di fare il botto non grazie a fatti positivi e a scelte coraggiose, ma solo per gli illusionismi da mago Balengo.

Be’, Berlusconi è in campo, ci penserà il nostro leader a farlo tornare alla realtà.

 

PER APPROFONDIMENTI, VAI SU WWW.ILMATTINALE.IT