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BERLUSCONI. Rimette Renzi in carreggiata. O le riforme o a casa. Ma prima sveliamo l’inganno del Cannibale, e meglio è per l’Italia

 
 

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Silvio Berlusconi ci prova ancora.  Ha questa tenacia inesauribile, per cui cerca la pagliuzza d’oro dove noi vediamo solo pongo, come dicono adesso. Ieri è andato con la lanterna di Diogene a Palazzo Chigi. Cercava l’uomo. Un uomo di parola. Capace di mantenere fede ai patti, anzitutto quello famoso, stipulato al Nazareno il 18 gennaio. 

 

Ce lo ricordiamo bene quell’incontro. Lo abbiamo visto come un evento carico di futuro. Una scelta forte, interessante, democratica, pacificatrice, condivisa nei suoi significati da entrambi i protagonisti. Ci abbiamo creduto, sia nei contenuti sia nel metodo, e siamo stati fedeli, a costo di vedere i termini del contratto sfogliati come verze.

 

Ma che ne è stato di quell’evento?  In questi tre mesi Renzi ha impugnato l’accordo non per realizzarlo, ma per usarlo come strumento del suo regno. Se ne è servito per strangolare con il laccio Letta, che per un attimo si era fidato del suo #Enricostaisereno. Si è insediato al suo posto.

Dopo di che ha congelato tutto.

 

L’Italicum, ridotto a carrozza senza portiere, ma comunque funzionante, è finito impantanato al Senato. Senza nessuna possibilità di uscirne vivo o almeno intero. La maggioranza del gruppo parlamentare democratico lo ha bocciato, demolito, rottamato a prescindere.

Bersani, Cuperlo, D’Alema, i detentori della golden share della Spa Pd, hanno spiegato che non s’ha da fare né ora né mai, a meno che non venga completamente snaturato.

 

E con loro finora Renzi si è dimostrato realista come Don Abbondio. Niente Italicum, e il Senaticum tanto ridicolo quanto demagogico, buttato in mezzo all’arena per non fare nulla.

Un immobilismo da cannibale. Sfrutta il credito accumulato presso la nostra gente grazie all’incontro cordiale del Nazareno, per appropriarsi della moneta politica berlusconiana: giù le tasse, no alla burocrazia inefficiente, più flessibilità sul lavoro, più sviluppo e meno austerità.

 

Ma lo fa svuotandole di contenuto, tradendole, mistificandole.

 

Vedi il Def (Documento di economia e di finanza) presentato in questi giorni come vigoroso ricostituente dell’Italia in crisi. Abbiamo dimostrato che è un trucco, un imbroglio. È incostituzionale, fuori legge, fuori dai trattati europei. 80 euro di propaganda offerti alla sua clientela, di cui il nostro Paese pagherà un prezzo salatissimo, ma che gli sono indispensabili per rapinare la vittoria alle elezioni europee. Sarà la sua consacrazione con un voto popolare che schiaccerà gli oppositori interni, che dovranno accettare la sua supremazia di democristiano furbo, in alleanza organica e non più casuale con Alfano e il Nuovo Centrodestra.

 

E le altre riforme? Quelle tanto annunciate della Pubblica Amministrazione, del lavoro, della politica fiscale, della giustizia o non ci sono, o se proprio è costretto a metterle sulla carta è robetta bolsa, altro che cavalli da corsa, sono ronzini spompati e dopati, ridicolizzati dalla stampa internazionale seria, come il Financial Times.  

Berlusconi, perfettamente consapevole di aver che fare con una tigre di carta, ma di un tipo di carta che però taglia le dita come i fogli delle fotocopie, non rinuncia a cercare la perla.

 

Rimette Renzi e l’Italicum sui binari ferroviari di una pacificazione nella quale osiamo mantenere un filo di speranza solo per fiducia nel nostro leader che ha sempre mostrato una lungimiranza da statista.

 

Per parte nostra, non rinunceremo a svelare per amore della verità e per dedizione al nostro popolo e ai nostri ideali, tutti i trucchi e i raggiri di Renzi e del suo governo di dilettanti, espertissimi però nel fare i propri interessi.

 

Che facciamo? Lo lasciamo vincere alle europee, stendendogli il tappeto rosso del nostro credito, dandogli modo poi di far passare un Italicum modificato per ospitare sul convoglio vincente Pd e Ncd, ben oltre il 37 per cento? Saremo così sciaguratamente fessi? No, non si può, non si fa.

Ci ritroveremmo dominati da un cannibale a due teste, una grande, chiomuta e toscana, una piccola, pelata e siciliana. Toscana, siciliana: democristiana (non degasperiana).

 

Andrà così. La deriva storica sembra essere inesorabilmente questa. A meno che noi gli diciamo di no. A meno che, presto svelata la truffa di un Patto impossibile (Renzi non ha i numeri per mantenerlo, prima delle europee, e dopo lo userà per consolidarsi in dittatura), ci mettiamo di traverso, con la forza che solo ha Silvio Berlusconi, denunciando l’imbroglio, smascherando l’impostore.

Lo fece con Monti nel dicembre del 2012. Allora forse un attimo troppo tardi.

 

Non ripetiamo lo sbaglio. Prima ci togliamo le illusioni, meglio è. 

 

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