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DEF. Perché è incostituzionale e sciagurato. Le risibili risposte dei renziani alle nostre critiche puntuali

 

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Grave silenzio intorno al Def di Renzi. Da una lettura attenta emergono realtà sconfortanti che il presidente del Consiglio nasconde agli italiani.

 

L’Italia supera i parametri previsti dalla Commissione europea in termini di deficit strutturale. E questo non solo per il 2014 (-0,6%, raddoppiato rispetto al -0,3% contenuto nella Nota di aggiornamento al Def 2013 dello scorso settembre), ma anche per il 2015. Con l’aggravante che il numeretto inserito per il prossimo anno (-0,1%) è in netto contrasto con le corrispondenti stime della Commissione europea (-0,8%).

 

Non si tratta soltanto di non coincidenza dei numeri, ma è l’operazione che c’è dietro che spaventa: passare da -0,6% nel 2014 a -0,1% nel 2015, come è furbescamente scritto nel Def, significa rispettare le regole europee, che chiedono un aggiustamento annuo del deficit strutturale proprio pari a 0,5%.

 

Mentre passare da -0,6% a -0,8%, come prevede che accadrà la Commissione europea e come è più realistico che sia, significa infischiarsene totalmente degli impegni presi con l’Ue.

 

Tanto più che quest’ultima si era già espressa con preoccupazione sui conti pubblici italiani lo scorso 5 marzo, rilevando il mancato rispetto del percorso di riduzione del debito pubblico concordato, e invitando il governo a migliorare il saldo relativo al deficit strutturale.

 

Appello rimasto del tutto inascoltato.

Il non rispetto dell’obiettivo di deficit strutturale relativo al 2014 richiede una manovra correttiva che il governo non intende in alcun modo fare.

E per evitarla fa ricorso alla Legge n. 243/2012, che consente uno scostamento temporaneo dall’obiettivo di bilancio in caso di eventi eccezionali, se tale scostamento è ben argomentato e se è accompagnato da un dettagliato piano di rientro.

 

Il tutto previo parere della Commissione europea. Ebbene, nel Def di Renzi le cause dello scostamento non sono spiegate, il piano di rientro non è previsto e, soprattutto, non c’è traccia del necessario parere della Commissione europea.

Riteniamo, pertanto, che in assenza di un giudizio chiaro da parte dell’Europa il Parlamento non sia nelle condizioni di approvare alcuna risoluzione al Def.

 

Tanto più che se venerdì prossimo il governo adotterà davvero, in Consiglio dei ministri, il decreto cd. “taglia-Irpef”, i saldi di finanza pubblica italiani, già assai fragili e in pericolo, subiranno un ulteriore peggioramento. Con il rischio che quel -0,6% (già -0,3%) di deficit strutturale previsto per il 2014 vada ben oltre il -1% e che, di conseguenza, il deficit nominale, attualmente previsto dal governo per il 2014 a -2.6% vada oltre il -3,5%.

 

E servirà una manovra correttiva tra 0,5 e 1 punto di Pil. Oppure per l’Italia si aprirà immediatamente una nuova procedura di infrazione per deficit eccessivo.

 

Forse conveniva prendere sul serio l’early warning della Commissione dello scorso 5 marzo, inserire nel Def stime veritiere dei conti pubblici e procedere alla necessaria manovra correttiva, piuttosto che ignorare l’allarme europeo, inserire numeri non veritieri nel Def e calcare ulteriormente la mano con il decreto di venerdì.

 

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