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Renzi e l’Italia migliore (che si illude di rappresentare). Ma il vero dramma resta la disoccupazione giovanile

 

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Su quello che sta facendo (o non facendo) il governo Renzi si potrebbe discutere a lungo. Ma di un punto si parla poco, anzi quasi per niente. Ed è il dramma della disoccupazione giovanile, vera e propria emergenza di questo nostro Paese, citata – il più delle volte a sproposito – per cercare di riportare l’attenzione della classe dirigente sul da farsi.

Alcune volte – si veda ad esempio il caso del governo di pacificazione nazionale guidato da Enrico Letta – si convocano delle commissioni ad hoc per studiare il fenomeno, nella speranza di prospettare soluzioni adeguate. Passa del tempo, si riempiono paginate di giornali e nel giro di poche settimane tutto svanisce, salvo poi ripescare il solito tormentone dei giovani sfaticati e lontani da qualsivoglia tipo di responsabilità.

Non è un caso, lo sappiamo benissimo. O meglio: non è in tutti i casi così. Fortunatamente esiste un’Italia genuina, sincera, spontanea. Un’Italia che Renzi si illude di rappresentare, soprattutto dopo aver piazzato figure anagraficamente giovani nel suo esecutivo. Ma pensare di risolvere una piaga sociale con delle operazioni di maquillage è da folli. Folli nel senso negativo del termine: scriteriati.

Si trovano espedienti di ogni genere per piazzare 80 euro nelle buste paga di 10 milioni di dipendenti pubblici, già tutelati dallo Stato, quando questo stesso Stato – rappresentato in questo frangente anche da Renzi – non preserva le sue energie migliori, non le salvaguarda, lasciandole fuggire altrove.

Un Paese che non investe nei giovani, un Paese che non crede nel merito, è destinato a perire. Renzi questo dovrebbe ben saperlo. O forse no, vista la sua storia personale e anche politica.

Angelica Stramazzi

TW@AngieStramazzi