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RENZI. Svelato in mondovisione. È il manichino da tribuna vip. Incapace di tutto. Governa l’Italia come lo stadio di Roma. E Alfano è il ministro che garantisce l’insicurezza

 
 

Renzi Pinocchio

Renzi è davvero quel signore visto allo stadio della disfatta dello Stato? Temiamo proprio di sì. È stato inquadrato immobile come se fosse uno spettatore che aveva pagato il biglietto, un po’ seccato per il ritardo che gli impediva di andare a Palazzo Chigi a spedire dei tweet, al limite un po’ curioso di capire come sarebbe andata a finire, per rilasciare qualche amara dichiarazione e le promesse di un futuro radioso del calcio, dell’Italia, del mondo, dell’universo, via lattea compresa.

Il problema è che quel suo modo di stare allo stadio, assolutamente anonimo, incapace di leadership nella realtà e non nelle chiacchiere, è il suo ritratto perfetto. Sembrava il pappagallo di Robinson Crusoe sul trespolo, parlandone con il dovuto rispetto.

C’era la minaccia di violenza? C’è stata la trattativa con Genny ‘a Carogna? Il capitano del Napoli, scortato da capi di polizia e carabinieri va sotto la curva? Poi ci vanno da soli i funzionari? Lui c’è, ma non esiste. Questa è l’immagine della leadership italiana data alle televisioni di tutto il mondo. C’era il premier,  c’era il Presidente del Senato abituato a trattare l’Aula come se fosse un’udienza di Corte d’Assise, che davanti alla realtà reale, fatta della gente coi problemi della violenza quotidiana, sono restati sugli scaffali delle Alte Cariche, come scatole di pelati. O così o Pomì.

Alfano? Peggio che mai. È arrivato alla spudoratezza di contraddire le immagini chiare come i lampi dei petardi che entrano tranquillamente allo stadio, portato da gente che non dovrebbe metterci piede. Il ministro dell’Interno è esterno, invece della sicurezza gli diamo la Coppa Italia dell’Insicurezza.

Queste azioni criminali sono figlie di una tolleranza indecente nei confronti di estremisti che usano il calcio come territorio per le loro scorrerie. Come abbiamo visto si accettano i loro ambigui rappresentanti come legittimi rappresentanti di tifosi e si tratta con loro l’ordine pubblico. Incredibile.

Altro che il Daspo, che sarebbe il divieto di accedere allo stadio. Come ha scritto Mario Sconcerti, sono provvedimenti ridicoli. È come punire i rapinatori  delle banche vietandogli  d’ora in poi di presentarsi agli sportelli degli istituti di credito.

La nostra solidarietà è per le tantissime persone perbene, esponenti del tifo sano e spontaneo che è il solo a dover essere interlocutore delle autorità dello Stato e dei responsabili della federazione e delle società calcistiche. C’erano molti bambini  presenti allo stadio e che guardavano stupiti quel che accadeva. Non possiamo più permetterci questo scempio.
Rimodelliamo il calcio, metafora della vita, e dunque l’intera società sullo sguardo di quei bambini, stupito del male e desideroso di qualcosa di bello e di buono.

Non sarà certo Renzi  a dare risposte adeguate. Nel momento della prova, quando come capo dell’esecutivo doveva dare risposte chiare e nette, prendere in mano la situazione, pareva Crozza quando improvvisamente, a Sanremo del 2013, qualcuno gli  ha interrotto lo sketch con una frase fuori copione ed è andato in tilt.

E questo Renzi dello stadio Olimpico dovrebbe essere il nostro capitano per tirarci fuori dalla tempesta? Riformare il Paese?

Ricollocare l’Italia al centro del mondo? Ma se non riesce neanche a reggere in mano la Coppa Italia…