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Interpellanza urgente dell’on. Brunetta: “Elementi ed iniziative in relazione alle vicende che hanno condotto alle dimissioni del Governo nell’autunno del 2011, anche alla luce di recenti notizie di stampa”

 

Berlusconi

Signor Presidente, Signor Sottosegretario,

in questi giorni, attraverso le parole utilizzate dall’ex Ministro del Tesoro americano, Timothy Geithner, abbiamo avuto la prova decisiva del golpe europeo contro l’Italia per abbattere Silvio Berlusconi. La democrazia dopo quei fatti del 2011 è sospesa. E la estromissione politico-giudiziaria del leader di Forza Italia è il coronamento di quella trama.

Contro l’Italia, in quell’estate-autunno del 2011, si è consumato un delitto. La democrazia fu violata abbattendo un governo eletto dal popolo. Ci fu un complotto. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo aver resistito a mesi di pressioni, contrastando con successo la sequenza di scissioni pilotate dall’alto, dovette abbandonare dinanzi alle minacce gravissime che avrebbero spazzato via il sistema economico italiano. Erano venute alla luce già negli scorsi mesi, per bocca di diversi autorevoli personaggi, manovre condotte da altissimi vertici istituzionali in Italia e nelle sedi europee per cancellare l’esito della volontà del popolo sovrano.

Il documento inequivocabile che certifica il complotto per uccidere la democrazia in Italia, eliminando Silvio Berlusconi ha il sigillo dell’America di Barack Obama. Il segretario al Tesoro, al tempo di quei fatti, Timothy Geithner, lo ha certificato in un libro di memorie.

Egli quindi pone alla ribalta la grande questione sollevata da Silvio Berlusconi dall’anno scorso. E cioè che in Italia non c’è democrazia. E la democrazia non è un lusso a cui in tempi di crisi si può rinunciare. Senza sovranità popolare esercitata attraverso l’elezione di un governo, siamo schiavi di altri poteri, che non hanno bisogno del voto per comandare, anzi vanificano il  voto proprio per comandare meglio.

Cosa successe nell’autunno del 2011? Ci fu “una trama”’ dice Geithner. “Un piano” di alti “ufficiali” (Ministri? Commissari europei? Autorità? Burocrati?) che domandarono attraverso di lui a Barack Obama di far cadere Berlusconi. Geithner dice: “Noi rifiutammo”.

Berlusconi cadde poco dopo. Obama rifiutò di premere il grilletto, ma si trovò evidentemente qualcun altro per dare compimento al complotto e costringere alle dimissioni Berlusconi. Perchè fu puntata alla tempia, non del nostro premier, ma dell’Italia, della sua stessa sopravvivenza come sistema economico, la pistola dello spread, caricato mortalmente con un imbroglio.

Ebbene, siamo “furiosi e disgustati’”. Questi due aggettivi usati da Berlusconi non sono parole scritte sull’acqua dell’emotività. Nascono da un giudizio sulla realtà. La

testimonianza Geithner è circostanziata e precisa. È lui a usare le parole “complotto”, “piano”, “trama”. E doveva essere un congegno brutale quello che avrebbe dovuto

cancellare Berlusconi e commissariare l’Italia a Cannes, nel novembre del 2011, al G20, se Geithner a quegli esseri burocratici e potenti risponde usando la parola “sangue”: “Non ci sporcheremo le mani del suo sangue”, dice agli “officials” europei anche a nome di Barack Obama. Quel sangue era di Berlusconi. Ma era anche quello dell’Italia, che siamo sicuri sia caro a tutti.

Anche perché non esiste solo la testimonianza del segretario al Tesoro americano. O quella del sottoscritto Brunetta, o di Alan Friedman. Abbiamo la testimonianza di Zapatero, contenuta nel suo libro ““Il dilemma: 600 giorni di vertigini”; abbiamo quella del “Financial Times”, che in una inchiesta dell’editorialista Peter Spiegel è giunto alle medesime devastanti conclusioni.

Gli italiani non conoscono nessun dettaglio di quanto affermato da tutte queste testimonianze, non sono al corrente di quali soggetti, organizzazioni, poteri o Stati, vi siano coinvolti, né chi nelle istituzioni italiane ed europee, o nel  sistema politico-economico ne fosse al corrente o vi abbia partecipato.

Dopo queste notizie il silenzio e l’ignoranza non possono più essere accettate. È in gioco il sentimento di fiducia civile e istituzionale che lega i cittadini alle istituzioni e tra di loro, malgrado le differenze politiche, economiche e sociali e la dignità di un intero popolo.

Oggi in ballo non c’è la ricostruzione di alcuni fatti di cronaca, più o meno importanti; oggi è messa a repentaglio quell’unità intorno alla Costituzione e alla sovranità nazionale, senza la quale si rompe il patto civile e tutto diviene possibile.

Ci domandiamo: possono in questo momento le istituzioni italiane stringersi nelle spalle, e far finta di nulla dinanzi a questo attentato gravissimo alla nostra sovranità nazionale e alla nostra Costituzione? Possono dare un’interpretazione minimalista e superficiale dei fatti? Può il parlamento limitarsi a votare inutili fiducie a provvedimenti marginali o cimentarsi con riforme istituzionali rappezzate, ignorando questi fatti?

Abbiamo chiesto con ogni forza, solennità e urgenza l’istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare, dotata dei più ampi poteri che la Costituzione le assegna. E siamo francamente meravigliati che nessuna Procura della Repubblica abbia aperto un fascicolo dinanzi all’evidenza di un attentato contro la Costituzione dello Stato.

Ma questo è un fascicolo che, se è una persona perbene, deve aprire anzitutto uno dei beneficiari “a sua insaputa” di questo abuso, ovvero l’attuale Presidente del consiglio, a cui ho rivolto la mia interpellanza.

Chiedo quindi al Presidente del Consiglio e al Governo quali sono le informazioni a disposizione dell’Esecutivo, e quali iniziative si intendano adottare con urgenza immediata al fine di chiarire le gravissime circostanze riportate, per spiegare innanzitutto chi erano i «funzionari» europei citati da Timothy Geithner, e da quale autorità erano stati inviati per veicolare un messaggio così pericoloso da costituire un vero e proprio attentato alla sicurezza e alla democrazia del nostro Paese.

Vede, signor Presidente, vorrei finire con una piccola frase – se mi è consentito – del Mahatma Gandhi, «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Ecco, siamo nella fase finale di questo gioco, «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci».

Al di là della gentilezza del sottosegretario Scalfarotto, di cui lo ringrazio, prendo atto delle risibili risposte date dallo stesso. Ci dice nella sostanza Scalfarotto, a nome del presidente del Consiglio dei ministri, e cioè a nome del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. che io avevo interpellato: 1. i servizi italiani non sanno nulla, non ci meravigliamo; 2. la presidenza del Consiglio dei ministri non intende assumere iniziative, anche di questo non ci meravigliamo, onorevole Scalfarotto.

Una precisazione, non sono indiscrezioni, è un libro di 570 pagine, scritto da un ex ministro del Tesoro americano, e gli officials, se lei conosce un po’ di procedura internazionale e di relazioni internazionali, a parlare con un ministro del Tesoro americano, normalmente vanno pari grado, non vanno né i vigili urbani, né i burocrati, né impiegati, ma vanno pari grado. Perché i sottosegretari, come lei ben sa, parlano con i sottosegretari, i ministri parlano con i ministri, i viceministri con i viceministri, gli ambasciatori con gli ambasciatori. Quindi, quando Geithner spiega officials, evidentemente erano delle personalità che avevano accesso al ministro del Tesoro americano, che ricordo essere il ministro del Tesoro più importante al mondo.

E quando questa richiesta viene fatta a Geithner, Geithner non la considera una indiscrezione, o una richiesta, ma ne parla direttamente con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Questa è la sequenza causale. La sua intelligenza mi darà atto che non si può soprassedere a una sequenza di questo genere che trova, come ho detto nella mia interpellanza urgente, pari livello di racconto, di valutazione, in altre testimonianze.

Ce ne sarà un’altra mercoledì prossimo, uscirà per mia mano su un libro di 300 pagine circostanziate in cui si racconterà di tutto quel periodo, come arrivò la lettera della Bce, chi la scrisse, come non fu sottoscritto il decreto legge cosiddetto sviluppo da parte del presidente della Repubblica, mandando il presidente Berlusconi a Cannes a mani vuote. Si racconteranno tante cose inedite, e sulla base di queste, assieme a tutte le altre recentemente edite, gli italiani avranno modo di ricostruire quell’estate-autunno.

Vede, l’operazione verità è un bene comune, quest’Aula non si può reggere, non può continuare a lavorare se non si fa chiarezza su quell’attentato alla nostra Costituzione. Ha un bel dire lei, i servizi non ne sanno nulla, non ci meravigliamo. Risulta risibile quello che lei ha detto, che la presidenza del Consiglio non intende assumere iniziative, come se questo fosse un problema di Silvio Berlusconi, di Forza Italia, del presidente Brunetta. Questo è un problema di tutti, è un problema della nostra democrazia se officials dell’Unione Europea vanno dal più potente ministro del Tesoro del mondo a chiedere la destituzione, la caduta del presidente del Consiglio di un paese membro dell’Unione Europea. Di un paese membro e fondatore dell’Unione Europea. Cosa che tra l’altro poi avvenne.

E non è affatto vero che tutto questo avvenne per motivi interni, di debolezza di quella maggioranza, avvenne per un complotto. Un complotto giudiziario, economico, finanziario che colpì non tanto e non solo Silvio Berlusconi, ma il nostro Paese, perché le conseguenze di quel complotto le hanno patite gli italiani, dal punto di vista democratico, dal punto di vista dell’impoverimento, dal punto di vista della perdita della loro dignità, della loro democrazia. Questo è il bene comune che chiedo anche a lei, che so sensibile, che dobbiamo tutelare tutti insieme.

Per questo ho chiesto la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, e per questo ho chiesto al presidente del Consiglio Renzi, beneficiario a sua insaputa di questo complotto, di reagire, di attivarsi, perché questo finirà per legittimare anche il suo governo, in caso contrario verrà travolto dalla verità che sta cominciando a venire a galla. Questo è un problema essenziale ed esistenziale per la nostra democrazia.