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BERLUSCONI. Complotto continuo. I giornalisti e il “Corriere” devoti al Colle e ai poteri forti la buttano in farsa, usando il borotalco di Roncone. Mal gliene incoglierà

 
 

BALLARO'

La campagna elettorale sta rivelando, come sempre accade nei momenti della prova, la natura dei suoi protagonisti.

 

Qui ne vediamo due. Berlusconi e i giornaloni, in particolare il Giornalon de’Giornaloni, cioè il “Corriere della Sera”.

 

Berlusconi è il combattente generoso e buono. In realtà è l’unico davvero ostico ai poteri forti. Per la semplice ragione che è incapace di concepirsi al di fuori di un consenso popolare conseguito con il voto.

 

Risponde agli italiani, questa è la sua responsabilità. Questo gli ha fatto scegliere, dinanzi al complotto estero con agganci in alte dimore italiche, di sacrificare se stesso, di dire di sì a dimissioni forzate, senza urlare al torto subito, lasciandosi infangare per mesi e mesi come colpevole di ogni nequizia pur di evitare che a essere liquidato non fosse soltanto lui, ma la sua famiglia, che è il popolo italiano.

 

Da un anno a questa parte, dinanzi al suo omicidio per via giudiziaria, visto che la violenza non colpiva solo lui, ma l’intero popolo dei moderati, privati del loro leader con sentenze mostruose e decisioni incostituzionali, ha cominciato a denunciare la sequenza di golpe culminati nel novembre 2011, con la sostituzione del suo governo legittimo con il tecnico filo-tedesco Monti.

 

In queste ultime settimane alla sua voce si è aggiunta la testimonianza ufficiale, nettissima, del complotto ordito da Merkel e Sarkozy per farlo cadere con la complicità di Obama. A scriverlo è Geithner, il ministro del Tesoro che rispose per conto del Presidente degli Stati Uniti, ai congiurati: “Non vogliamo avere sulle mani il sangue di Berlusconi”.

 

E qui siamo al secondo protagonista. I giornaloni e le televisioni specie la Rai.

Questa denuncia di complotto in un Paese normale, con una stampa almeno lievemente con la schiena diritta, avrebbe provocato uno sconquasso. Altro che Watergate. Quello scandalo era una faccenda interna tra contendenti alla presidenza americana, qui c’è un attentato alla sovranità nazionale.

 

Piero Ostellino è stato l’unico del gran mondo dei gran giornali a prendere sul serio la cosa. Ha accusato il Quirinale di leninismo e di volontà di occultare faccende gravissime, minacce vere e proprie alla democrazia, poi realizzatesi. Poi Ostellino ha preso di petto i colleghi. E soprattutto il “Correre”. Silenti, pigri, complici. L’ha urlato in prima pagina per il comodo di chi l’ha adoperato come foglia di fico della propria vergogna.

 

Da quel momento – forse avendo capito che inchieste di quel genere avrebbero turbato gli equilibri su cui stanno seduti anche gli editori dei giornali – è venuto il sipario nero. Il complotto sul complotto.

La Rai ne parla? Ieri Grillo era da Vespa. Forse che gli è stato posto il quesito sul golpe contro Berlusconi? Se sì, qualcuno ci informi.

In compenso il “Corriere” ha battuto se stesso, adoperando il piumino di borotalco di Fabrizio Roncone, che interviene su una tragedia con l’incarico di ridurla a burla, sminuzzandola in questioncella da bar.

Che cos’ha fatto Ferruccio De Bortoli? Ha dato ordine di intervistare al meglio Geithner, o di stringere d’assedio Zapatero o Bini Smaghi, per per metterli alle strette se sia vero o no quel che è accaduto in quei giorni tra Cannes, Bruxelles e Roma? Figuriamoci.

Il “Corriere” che fa? Non si domanda se sia vero, e quanto sia grave.

Ma incarica il giornalista profumato di rose, il quale è convinto che cremisi sia un colore che dà sul grigio, di scrivere un articolo da cicisbeo sulla “baruffa” tra Brunetta e Tremonti. Perfetto esempio di killer che spara borotalco in ogni interstizio.

 

Al “Corriere” hanno bisogno di un pretesto per buttarla in teatrino goldoniano. Brunetta ha dimostrato come all’inghippo abbia partecipato, con l’assenso di Napolitano, Giulio Tremonti. Quest’ultimo infatti convinse il Capo dello Stato a non controfirmare il decreto per lo sviluppo.

 

Con quel decreto alla mano, Berlusconi, al G20 di Cannes, avrebbe potuto respingere la congiura ai danni dell’Italia. Inviandolo lì a mani nude, Napolitano e Tremonti misero lui e il nostro Paese nelle fauci di chi voleva commissariare l’Italia.

 

Ieri questa anticipazione del libro “Berlusconi deve cadere” è apparsa su “Il Giornale”. Roncone indaga forse su quel pomeriggio nelle stanze del Quirinale? Se davvero Tremonti ci andò?

Ma no. L’importante è far divertire un po’ Bazoli e Montezemolo in questi momenti per loro difficili, con la piuma da solletico di Roncone. Bravo De Bortoli.

Noi bucheremo questo muro dell’omertà. Toglieremo le nuvole di cipria da questa tragedia che è la democrazia in Italia.