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Ncd e Alfano senza identità. E senza scrupoli.

 

 

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A 6 mesi dalla nascita di Ncd si fatica, e non poco, a collocare il partito di Alfano all’interno dello scenario politico italiano. Un semestre caratterizzato da comportamenti politici ambigui con il solo obbiettivo di risollevare le percentuali nei sondaggi e di acquisire qualche voto in più.

Ora che il primo banco di prova effettivo si avvicina, con le elezioni europee ed amministrative alle porte, il partito ha alzato l’ultimo velo di impercettibile coerenza che permaneva e ha mostrato la sua vera natura opportunista. Emblematica in tal senso l’intervista di oggi di Gaetano Quagliariello su “La Repubblica”.

Interpellato sui casi che vedono esponenti più o meno noti del Ncd invischiati nelle recenti inchieste (vedi Expo), ha rilasciato dichiarazioni ambigue in relazione all’impatto mediatico dei diversi personaggi menzionati:

quagliariello

“Previti? Non è dell’Ncd. Luigi Grillo? Non sta con noi. Scopelliti? Decide la magistratura”. Ma quando il giornalista, Alberto D’Argenio, gli fa notare che anche il ministro Lupi sia nominato nelle intercettazioni: “Su Lupi siamo alle illazioni e alle millanterie, che peraltro lui ha ampiamente smentito”.

Una sorta di nuovo garantismo ad personam, con precisione chirurgica, figlio anche delle affermazioni recenti di Angelino Alfano sulla riforma della giustizia:

 

 Faremo la riforma della giustizia a giugno”. Peccato che non si tratti della stessa riforma della giustizia che  voleva quando è stato eletto. Completamente accantonato il proposito di stabilire una maggiore equità ed imparzialità della giustizia, sepolto dalla nuova ondata di giustizialismo crescente alimentato dalle recenti inchieste e dalla vicende torbide legate all’ Expo.

 

La  paura del governo Renzi, chiamasi Beppe Grillo o timore dell’ostruzione della Magistratura democratica, ha investito anche Alfano e il suo partito che, privi di personalità ed identità politica, si sono adeguati.

 

Inoltre la riforma della giustizia ultima versione sconfessa precedenti manovre degli stessi attori politici, prima della scissione del novembre scorso.  Prevede infatti di  allungare tempi di prescrizione e di riconsiderare reati cancellati dal governo Berlusconi, come il falso in bilancio, autentico strumento che, per anni, ha trasformato errori materiali in pene carcerarie per gli imprenditori.

Gli elettori, ne siamo certi, non gradiranno questo balletto politico. Vogliamo capire la rincorsa alla percentuale, vogliamo giustificare il tentativo di accaparrarsi più voti possibili prima del 25 maggio.

Non possiamo giustificare l’operazione che porta ad accantonare valori ed ideali difesi per anni per il mero risultato politico. Senza scrupoli.

 

Danilo Stancato

Twitter: @DaniloStancato