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RENZI. Domenica c’è un referendum su di lui. E perciò è un referendum sul Quirinale che ne ha voluto l’ascesa illegittima. Intanto, nel silenzio ipnotico di giornaloni e tivù sul libro “Cronaca di un complotto”, uno storico britannico accusa e documenta: Napolitano è un caso di “corruzione costituzionale”. Il voto politico è ineludibile

 

Renzi

 

 

Berlusconi è stato chiaro e netto. E lo è nel senso totale e inclusivo. Non è solo un giudizio sulle opere inesistenti e sulle chiacchiere del premier: riguarda la sua stessa legittimità. É un referendum sulla democrazia. E come tale è un referendum sul Colle più alto.

 

È da lì infatti che è caduta sulla libertà degli italiani la sospensione della democrazia, su spinta straniera, e che dura ininterrottamente dal novembre del 2011.

 

Bisogna dunque guardare più su di Palazzo Chigi, al luogo da dove queste scelte hanno inquinato la Costituzione che proprio il Quirinale avrebbe dovuto massimamente salvaguardare. Il caso topico, la scaturigine della falla è stata la nomina di Monti, preparata sin dall’estate del 2011, e siamo arrivati infine nel 2014 all’indecente decisione di sostituire al suffragio universale la nomina a suffragio comunale.

 

Non sono discorsi a vanvera o esasperazioni di parte dovute alla campagna elettorale.  Il libro “Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto” trova nelle sue argomentazioni basate su fatti e testimonianze sempre maggiori conferme da fonti autorevoli e indipendenti. Ovviamente tutto questo esce all’estero, esclusivamente su riviste e giornali fuori dalla sfera d’influenza ipnotica del Quirinale.

 

Dopo Geithner, dopo Zapatero e il Financial Times, ora è la volta di uno storico britannico di chiara fama. Uomo di sinistra marxista, che però – a differenza di Napolitano – sin dal 1956 non sopportò i carri armati sovietici sull’Ungheria invece invocati allora come strumento di pace dal nostro attuale Capo di Stato.

 

Perry Anderson intitola il saggio – pubblicato sulla prestigiosa London Review of Books  –  “The Italian Disaster”. E il disastro italiano, che ha riflessi pesanti in Europa, ha per maggiore autore e interprete, nonché regista, Giorgio Napolitano.

 

Anderson è tra i massimi studiosi dell’assolutismo monarchico, e non esce troppo dalla specialità occupandosi del Quirinale. Indica ad esempio la decisione promossa dal Colle di “fare la nostra parte” nella guerra alla Libia del 2011, senza voto parlamentare, violando il trattato di amicizia e  non aggressione votato poco prima con l’apporto anche della sinistra, gli abboccamenti con Monti e Passera onde far cadere Berlusconi e rimpiazzarlo senza elezioni, in chiaro regime assolutista.

 

La sentenza di Anderson è: “Completamente incostituzionale”.

 

Allo stesso modo incostituzionale, al di fuori di regole scritte e non scritte, Napolitano si comporta sostituendo Letta con Renzi. E qui il giudizio perentorio dello storico non certo filo-berlusconiano:  “La corruzione negli affari, nella burocrazia e nella politica tipiche dell’Italia sono adesso aggravate dalla corruzione costituzionale“. Corruzione costituzionale. Non si tratta di un errore, di uno sbrego, ma di qualcosa di più profondo e nocivo.

 

Sono troppi, del resto, i punti di chiara incostituzionalità che oggi feriscono la democrazia in Italia umiliando la sovranità popolare.

 

Abbiamo un premier nominato senza voto popolare, che si basa su una maggioranza gonfiata incostituzionalmente, il tutto come frutto di un complotto dove si intrecciano potenze straniere e  servitù italiane.

 

Questo stato di cose ci impone oggi di andare al di là di una Commissione di inchiesta parlamentare sui fatti del 2011, la cui necessità e urgenza comunque confermiamo.

 

Nuove elezioni politiche immediate sono ineludibili. Le si faccia con il proporzionale reintrodotto dalla Corte Costituzionale. Forza Italia non si farà insabbiare insieme con le ridicole riforme proposte da Renzi per allungarsi la vita.