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Brunetta: Istat, “Italia brava nel rigore, ma subalternità all’Europa tedesca non paga”

 

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“Il ‘Rapporto annuale 2014’ sulla situazione economica dell’Italia, presentato oggi dall’Istat, contiene un’analisi approfondita, al capitolo 5, sui conti pubblici dei paesi dell’eurozona negli anni della crisi e sulle politiche fiscali adottate dai governi.

L’Italia risulta essere il paese che più di tutti gli altri Stati dell’Unione ha adottato le misure di rigore e austerità imposte dall’Europa a trazione tedesca, ma anche quello che più ne ha subìto le conseguenze negative.

Con effetti restrittivi sull’economia di oltre 5 punti di Pil (pari a 78 miliardi di euro tra il 2008 e il 2012). Dato che appare ancora più devastante se si guarda agli altri paesi, come Germania e Francia. Nello stesso periodo (2008-2012), infatti, la Germania ha avuto effetti positivi sulla propria economia per 6 punti di Pil (pari a circa 160 miliardi) e la Francia per 14 punti di Pil (circa 270 miliardi). “L’Italia è stato l’unico Paese dell’Unione Economica e Monetaria a non avere attuato politiche espansive, presentando effetti cumulati restrittivi per oltre 5 punti di Pil” – scrive l’Istat.

E ancora: “L’Italia si distingue come il Paese che, date le caratteristiche del ciclo, ha attuato il maggiore sforzo di consolidamento fiscale: un avanzo primario medio pari a circa 1,3 punti percentuali di Pil, a fronte di una recessione economica tra le più profonde d’Europa. […] E la bassa crescita ha in parte vanificato lo sforzo delle politiche di contenimento del rapporto debito/Pil”.

Insomma, siamo stati più bravi degli altri nel rigore, ma questo ci ha creato gravi problemi in termini di crescita, con le relative conseguenze in termini di occupazione. La subalternità all’Europa tedesca, ormai è evidente, non paga”.