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EUROPA. Andiamoci come Italia non come partiti in lotta tra loro. I punti base per un accordo istituzionale tra Renzi e la nostra opposizione. Basta austerità, avanti con lo sviluppo

 

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Nel Parlamento europeo sono rappresentate varie famiglie politiche. Ma è chiaro come il sole che in questo frangente decisivo della storia il discrimine non passa da riferimenti obsoleti su destra o sinistra, bensì su austerità o sviluppo, Europa tedesca o Europa dei popoli e delle nazioni.

 

Insomma, oggi – se si vuole impedire il disfacimento dell’Europa – è il momento di tutelare a Bruxelles gli interessi nazionali calpestati dallo strapotere tedesco. Su questa base l’agenda europea del governo Renzi, chiamato a guidare il semestre dell’Ue. Numerosi sono gli elementi che favoriscono un patto per l’Europa, una sorta di accordo istituzionale.

 

  • il nostro è il capo di governo più votato in Ue;
  • ma il nostro è anche il Paese che manda al Parlamento europeo il più alto numero di anti-euro;
  • il Pd è il primo gruppo nazionale nel Pse;
  • FI ha un gruppo europeo certamente indebolito, ma pur sempre decisivo per la maggioranza Ppe, magari assieme ai popolari spagnoli.

 

Su questi 4 fattori può essere costruita la forza italiana e la gestione di un semestre di presidenza che può assumere un peso decisivo per il futuro dell’Europa. In questa operazione deve valere la collaborazione, anche alla luce della grande coalizione che va delineandosi a livello di Parlamento e di Commissione europea. L’Italia conta più di un partito.

Schieriamo in modo chiaro e netto l’Italia tra i Paesi che, in modo realistico e pragmatico, intendono promuovere un salto di qualità in senso federalista del processo di integrazione politica europea. Attraverso:

–      l’unione bancaria, nelle sue quattro componenti: un fondo comune di garanzia sui depositi; un sistema unico di sorveglianza sugli istituti di credito affidato alla Bce; una regolamentazione comune per i fallimenti bancari; l’istituzione di un’agenzia europea di rating del credito;

–      l’unione economica, attraverso l’attivazione immediata di Project bondEurobond Stability bond;

–      l’unione fiscale, che preveda controlli uniformi delle politiche di bilancio dei singoli Stati e l’armonizzazione delle politiche economiche;

–      l’unione politica, con il relativo rafforzamento del quadro istituzionale attuale e l’elezione diretta del presidente della Commissione europea;

–      l’attribuzione alla Banca Centrale Europea del ruolo di prestatore di ultima istanza. Perché l’Europa ha bisogno di una Banca centrale, con poteri analoghi a quelli della Federal Reserve e delle altre principali banche centrali mondiali, che guardi all’occupazione e alla crescita;

–      la revisione dei Trattati e dei Regolamenti (Fiscal CompactSix Pack Two Pack) sottoscritti con la pressione politico-psicologica della crisi;

–      la richiesta all’Europa di riattribuire all’Italia le risorse che ogni anno vengono versate in più rispetto a quelle che ci vengono assegnate attraverso i fondi strutturali.

Renzi concordi? Ne parliamo?  Facci sapere…

New R}�” 0? qI ack’> Realtà che Renzi con tracotanza ha messo ai margini e trattato con sufficienza. Noi diamo notizia degli appunti di alcune delle realtà che si radunano nei prossimi giorni. Ci saremo. E non per dormire nelle prime file tanto per fare rappresentanza, ma perché ci interessa. Abbiamo da imparare e abbiamo da insegnare, dentro rapporti di stima.

Vedrete, il deserto sarà corto.