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FORZA ITALIA. La nostra sfida è quella per un governo di salute pubblica, con una maggioranza per la salvezza nazionale. La sempre più drammatica situazione economica e morale del Paese esige riforme forti e rapide che una maggioranza confusa e con troppi ministri “emeriti deficienti” (il renziano Della Valle dixit) non può fare.

 
 

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La crisi in cui versa l’Italia può iniziare ad essere aggredita solo con un governo di salute pubblica, di salvezza nazionale. Siccome detestiamo l’ipocrisia delle formule da pesci lessi, anticipiamo qui la conclusione della nostra analisi. Questo governo di salute pubblica o si fa adesso oppure non se ne esce. Non un governo da inciucio, una mousse di mezzi sapori, ma qualcosa di molto chiaro e forte, che come i medici capaci guardi il malato (l’Italia) come persona intera, senza mettersi a rincorrere questa o quell’altra malattia. Se no il malato si disfa, muore.

Lo diciamo ora, proprio adesso, senza timore di esporre il fianco alla ironia degli imbecilli, il succo del cui pensiero sarebbe questo: medico cura te stesso, siete stati sconfitti, tacete. Leccatevi le ferite, rimettetevi in senso, poi se ne parla tra qualche anno. Magari nel 2018. Il problema è che, senza una accelerazione lungo una strada di riforme radicali, il 2018 arriverà insieme a un cumulo di rovine.

Sconfitti o no, abbiamo un cervello, una coscienza e ci sentiamo addosso una grande responsabilità. Abbiamo dato un assenso al cammino delle riforme istituzionali di Renzi, credendo in buona fede alla sua capacità di realizzarle in fretta per poi accingerci al voto. Non è andata così. Nell’immagine della gente siamo rimasti in mezzo al guado.

Berlusconi con un coraggio straordinario, pur essendo limitato da una sentenza mostruosa nella sua libertà, ha mantenuto le posizioni elettorali del 2013 (assommando i dati di Forza Italia e Ncd si arriva lì), ha impedito l’ascesa di Grillo, di fatto consentendo a Renzi di vincere a mani basse, come male minore. Ben consapevoli che il vero grande partito è quello degli astenuti. Una massa che si è ingigantita ancor più quest’ultima domenica del ballottaggio.

Un ballottaggio che però ha mostrato anche che l’ascesa del pallone aerostatico di Renzi ha subito una frenata, una leggera discesa, e santuari rossi sono stati sconsacrati a Livorno e a Perugia.

La questione più seria dal punto di vista di Forza Italia non è lo stato dell’arte del centrodestra, ma il rischio immenso che corre l’Italia di cadere nell’abisso, guidata com’è da un governo assolutamente inadeguato. Renzi se va avanti così, con il suo governo composto in maggioranza di ministri “deficienti” (e a definirli così è un autorevole renziano: Diego Della Valle), porta allegramente  gli italiani alla rovina.

Occorrono riforme che vanno dal mercato del lavoro, al sistema fiscale, alla giustizia (a proposito, il ministro Orlando comunica che la tratterà con le “correnti dei magistrati” e saranno definite entro dicembre: la promessa di Renzi diceva: giugno!); e che toccano insieme gli assetti istituzionali. I quali sono legati ai primi in maniera formidabile. L’organismo è uno solo, si chiama Italia, se lo avveleni con un cattivo Jobs Act, non c’è riforma elettorale che lo aiuti a star meglio.

Oggi siamo dinanzi a una riforma del Senato proposta dal governo paurosamente ridicola, senza un disegno complessivo dell’architettura dello Stato. Non possiamo attardarci a discutere del numero dei mozzi e degli ufficiali mentre la rotta della nave va dritta contro gli scogli.

La Regione Lombardia, la più popolosa d’Italia (più di dieci milioni di persone) ha messo a punto con la guida di Maroni una proposta di riforma di Senato e Titolo V che è senz’altro da discutere, ma ha un senso compiuto. La proponiamo in queste pagine come esempio di un lavoro da fare in Parlamento, e che invece non si fa.

Per noi di Forza Italia il cardine della riforma costituzionale  è il presidenzialismo. Da cui discende tutto il resto, come un mantello di neve alla cima. Non ha senso disquisire di ammennicoli secondari. Intanto, subito, oggi prima che domani, è iper-urgente affrontare con un programma “nazionale” e condiviso il semestre italiano in Europa, con un premier che rappresenti assai più del venti per cento degli italiani (oggi questi sono gli italiani che lo hanno votato: 11 milioni) . Questo darebbe molta più potenza e capacità di alleanze in Europa per cambiare le politiche dementi dell’austerità filotedesca.

Il cantiere per prepararci alla lunga marcia di minoranza non si allestisce a parte dalla politica che si combatte ogni giorno. Non dobbiamo ritirarci a pensare che fare di noi. Ma essere ciò che siamo, ciò che ci indica con la sua testimonianza e la sua genialità Berlusconi nel fuoco della battaglia per salvare l’Italia.

Non ci servono percorsi di auto psico analisi da condursi in fattorie new age, o escamotage regolamentari per camminare svelti e irrobustire Forza Italia debilitata da complotti e golpe. Ci serve tirar fuori con orgoglio la nostra identità in azione, il nostro carico da novanta di proposte già pronte e in divenire.

Renzi dirà di no a un governo di salute pubblica? Prevedibile. Conoscendo la presunzione del gallo e gli starnazzi del suo pollaio. Ma allora non creda di accordarsi sui numeretti dei senatori e di dire che c’è il patto. Non servono “patticelli” caldi alla malattia italiana, ma una cura seria.

Per smontare un po’ la sicumera del Giovin Fiorentino è il caso di ricordargli  allora che la sua è una maggioranza comunque minoritaria nel Paese, con una enfiagione artificiosa frutto di una legge incostituzionale. Renzi oggi ha i voti del 25 maggio a sostentarlo?  Balle, quelli alle europee non li ha raccolti – per usare una espressione a lui abituale – “mettendoci la faccia”. La faccia si mette quando uno partecipa ad una gara, con il suo nome e cognome, e vince contro gli avversari in una corsa dove il traguardo è chiaro. Non risulta che noi italiani abbiamo votato per mandarlo a Palazzo Chigi. Se ne ricordi, e sgonfi un po’ la sua mongolfiera, Matteo Renzi, per paragonarsi sulle cose, sulla realtà, magari espungendo i deficienti dal governo. Per questo crediamo sia necessario un governo di salvezza nazionale.