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EXPO e MOSE. Ora hanno acceso il ventilatore per infangare tutti, anche chi non è indagato. Confondere contributi elettorali regolari con la corruzione è un gioco sporco che uccide la democrazia. La nostra ricetta per un garantismo severo

 

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La vicenda Expo e soprattutto quella del Mose, quanto meno per la sua escalation temporale, stanno scatenando da settimane in tutto il Paese un nuovo dibattito sul tema della corruzione e delle grandi opere.

La posizione di Forza Italia l’abbiamo espressa da subito dalle colonne di questa nota politica: garantismo come metodo, senza alcuna deroga, insieme con estrema fermezza e determinazione laddove vengano accertati comportamenti illeciti.

In poche parole: chiarezza a trecentosessanta gradi e nessuna zona d’ombra tollerata.

E la lotta alla corruzione? Certamente non si fa per gride manzoniane. Gli strumenti efficaci sono trasparenza, semplificazione, riduzione delle stazioni appaltanti, controlli efficaci, regolazione (una volta per tutte) delle lobbies.

Questi principi base devono poi determinare le regole, oggi troppo complesse, troppo confuse. Bandi e appalti poco trasparenti fanno il resto.

Urge semplificazione, lo diciamo da anni. Urge mettere mano ad un sistema che, in ogni parte d’Italia, porta lungaggini, ritardi, aumenti dei costi e malaffare.

Ma le regole del gioco vanno rispettate e quando vengono rispettate nessuno si può permettere di accendere il ventilatore per sporcare tutti, anche coloro che con i fattacci nulla hanno a che spartire.

Oggi la stampa italiana prova a lanciare nel tritacarne – tra gli altri – il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, Renato Brunetta.

Quale sarebbe la sua colpa? Nessuna. E nel corpo degli articoli lo si ammette. Ma i titoli servono a insinuare il sospetto. In realtà risulta aver ricevuto contributi regolari per la campagna elettorale per le comunali di Venezia nel 2010.

Contributi regolari per occultare quelli che risulterebbero dieci volte più consistenti (oltre che presuntivamente illeciti), per far vincere il suo avversario.  Piergiorgio Baita, ex presidente del gruppo Mantovani, durante un interrogatorio, dice infatti di non aver mai dato “denaro in contanti a Brunetta”, anche perché non era il “cavallo” su cui puntava il consorzio, ma siccome Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio, voleva sembrare imparziale, “per lui abbiamo sostenuto una serie di costi elettorali. Però avevamo deciso di sostenere Orsoni”. “A quanto ammontano le spese elettorali di Brunetta?”, chiede il pm. “Saranno stati 50 mila euro, ma posso sbagliarmi. L’abbiamo fatto come Adria Infrastrutture, credo che siano in contabilità”, la risposta di Baita.

E allora? Cosa c’è di male? Dove sarebbe la stranezza di un contributo elettorale regolare e rendicontato? Le campagne elettorali, e chi ha fatto politica nella sua vita lo sa, si fanno con i contributi e le sponsorizzazioni dei privati e delle imprese. Questa è una delle basi della democrazia. La facoltà di un singolo individuo o di un’azienda di partecipare ad un progetto politico o meno.

Potremmo parlare di tre modalità di “finanziamento” da distinguere tra loro radicalmente. I contributi elettorali normati, che per definizione sono trasparenti e regolati; i contributi irregolari, che sono una deviazione dei primi e vanno di certo sanzionati; e le tangenti, strumento criminale della corruzione e del malaffare.

L’opinione pubblica, i cittadini devono aver ben chiara questa differenza.

Ci chiediamo con estremo senso di responsabilità: perché criminalizzare chi, seguendo la legge e le norme vigenti, ha ricevuto contributi regolari? Perché tentare di gettare fango all’impazzata con il solo obiettivo di colpire qualcuno purché abbia un nome di peso?

Noi non ci stiamo.

Del resto: Obama come ha finanziato le sue campagne elettorali e come funziona il suo fundraising? Renzi come ha potuto realizzare le sue “Leopolda”?

La democrazia ha le sue regole. E queste vanno rispettate con rigore. Basta che non si cerchi di trascinare nella palude dei corrotti chi, con passione e costanza, rispetta le norme e agisce con scrupolo e alla luce del sole.