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GIUSTIZIA. La riscossa fa già gol. La vittoria alla Camera contro i privilegi dei magistrati. La responsabilità civile dei magistrati è un fatto di civiltà. Il disprezzo di Renzi per il Parlamento. Per lui questo voto non è un voto ma un veto. Con uno così che patti facciamo?

 

magistrati

Ieri la Camera ha votato l’emendamento del leghista Pini per la introduzione della responsabilità civile dei magistrati. Il governo è stato sconfitto 187 a 180. In molti deputati del Partito democratico ha prevalso il buon senso. La reazione dei magistrati politicizzati (la maggioranza che lavora con scrupolo, non ha certo bisogno di guarentigie medievali), a tutti i livelli, sindacali e correntizi, fino ai vertici di un organo costituzionale come il Csm è stata un’intemerata da Repubblica delle banane togate. Quasi un “pronunciamiento” sudamericano.

Il guaio è che anche Renzi ha dato ragione a questa aggressione, sostenendo  che “è una tempesta in un bicchier d’acqua” e si rimedierà al Senato. E ha aggiunto: “Contano i voti non i veti”. Che razza di rispetto è questo per il Parlamento? Il voto del Parlamento si può certo criticare ma è UN VOTO!  In democrazia funziona così. Tu vai in Cina a far réclame? E io ti sconfiggo in Parlamento.

Vedremo se al Senato (a proposito, perché non far valere subito il monocameralismo,  anticipando la riforma costituzionale e far valere per coerenza il voto di ieri?) prevarrà la logica del veto alla coscienza o quella del voto libero da vincoli di mandato…

Vendetta sui magistrati? Tentativo di cacciargli in gola le inchieste sulla corruzione? Balle sonanti. (Tra l’altro nulla da eccepire sulla correttezza dei magistrati veneziani.  Qualcuno si è accorto che le uniche elezioni che risultano manipolate sono quelle del 2010, con la vittoria di un sindaco di sinistra con metodi presuntivamente illeciti?).

La questione è di civiltà. Si basa sul principio sancito dall’articolo 3 della Costituzione che impone nella Repubblica italiana l’uguaglianza di tutti i cittadini. Non siamo a Toghelandia ma in Italia. Non c’è un post scriptum con scritto “tranne i magistrati”. La responsabilità civile dei magistrati oltretutto è un principio richiamato da sentenze della Corte europea di Lussemburgo, e inopinatamente inapplicato finora in Italia a causa di una legge che letteralmente castrò i risultati di un referendum.

Nel 1987, la stragrande maggioranza degli italiani, l’80,2 per cento, si espresse perché i magistrati rispondano degli errori fatti per grave negligenza o dolo. Ma nulla è cambiato. Purtroppo il Parlamento, pensando così di evitare vendette, snaturò i risultati del referendum e di fatto restituì alla categoria delle toghe la patente dell’impunità civile, caricandone gli oneri sullo Stato. Una legge, quella Vassalli del 1988, ad castam. Così ancora oggi il nostro Paese è messo all’indice in Europa per l’assenza di una norma di democrazia elementare. I magistrati restano irresponsabili e intoccabili. Una casta che ha il suo organo di autogoverno attraverso il quale si amministra con criteri correntizi o politici, e sistematicamente si autoassolve. (Vedremo come si evolveranno i casi Bruti Liberati e Esposito oggi all’esame del Csm…).

L’introduzione della responsabilità civile personale anche per loro, come per i medici e gli architetti, i giornalisti e i ragionieri,  sarebbe un deterrente efficace all’uso improprio dell’arma giudiziaria per fini politici o di promozione personale dei magistrati. Qualcuno ricorda il caso Tortora? I magistrati da quegli errori dovuti a pregiudizio e negligenza ebbero promozioni. Ed anzi incassarono denari perché loro colleghi li ritennero vittime di diffamazioni e dunque da risarcire…

Noi andiamo avanti. La nostra riscossa ha già fatto un gol, e ha fatto vedere che rispetto hanno per la democrazia, cioè nessun rispetto, la magistratura organizzata e Renzi coi suoi giannizzeri.