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Brunetta: Dl Irpef, “Arrivano gli effetti negativi della mancetta elettorale, servirà manovra correttiva”

 

80 euro

La data di oggi è segnata in rosso sui calendari degli italiani. E non perché sia un dì di festa. Anzi. Fra tutti è il giorno più temuto dell’anno. Si paga la Tasi”. Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un editoriale pubblicato da “Il Giornale”.

“Fino all’ultimo si è sperato (inutilmente) che il conto fosse meno salato rispetto alla vecchia Imu, ma di fronte ai modelli F24 i contribuenti hanno avuto la certezza: è un salasso. Eppure sulla Tasi alla fine ci eravamo tutti rassegnati. Con pazienza abbiamo aspettato di conoscere aliquote e scadenze precise, abbiamo bloccato le decisioni di consumo e/o di investimento e pagheremo. Qualcuno l’ha già fatto”.

“E, assolto il dovere, pensavamo che il peggio fosse passato. Invece no. Per finanziare la mancia di 80 euro con cui Matteo Renzi ha vinto le elezioni europee, di tasse ne sono state introdotte altre. E altre ancora aumenteranno per effetto delle clausole di salvaguardia nascoste qua e là nei provvedimenti economici dell’esecutivo”.

“Ma non finisce ancora qui: per rispettare i parametri europei, messi in pericolo dal bonus elettorale di Renzi, non è esclusa una manovra correttiva da 3-9 miliardi a fine anno. È questo il senso degli ‘sforzi aggiuntivi’ chiesti dalla Commissione europea al governo italiano lo scorso 2 giugno nelle valutazioni sul Def, da cui è emerso che le stime di crescita presentate da Padoan (+0,8% nel 2014) sono irrealizzabili e i conti tutti da rifare. Ed è questo il senso di una frase un po’ ostica ai più: ‘L’intervento strutturale pianificato è inferiore ai requisiti stabiliti dal meccanismo preventivo del Patto di stabilità’; ma di facile traduzione: ‘manovra correttiva’”.

“Tutto questo per distribuire una mancia elettorale di 80 euro netti al mese a 10 milioni di persone. A scapito degli altri 31,4 milioni di contribuenti italiani. Il decreto Irpef ha finito per dare il colpo mortale alla finanza pubblica italiana: è diventato un’imbarazzante bomba sporca a orologeria, con effetti distruttivi ritardati, la cui portata non è ancora stimabile in maniera definitiva, ma stiamo scoprendo via via che si avvicinano le scadenze fiscali”.

“Era questo ciò di cui aveva bisogno il paese? Aumentare il potere d’acquisto di alcune categorie (lavoratori dipendenti con redditi tra 8mila e 26mila euro), caricando su tutte le altre il costo fiscale dell’operazione? C’erano le risorse per farlo? Questo provvedimento ha prodotto un effetto positivo? No. Secco. È stata una forzatura a beneficio di pochi, che ha indotto la Commissione europea e la Bce a chiedere al governo una manovra correttiva, e che presto tutti saremo chiamati a pagare”.

“Altro sarebbe stato fare una vera riforma fiscale, per la quale sarebbe bastato anche solo scrivere i decreti legislativi di attuazione della delega fiscale approvata invia definitiva dal Parlamento da quasi 4 mesi. E forti di ciò andare a negoziare con la Commissione europea dei margini di flessibilità nel piano di rientro dell’Italia dal deficit e dal debito pubblico. Renzi ha preferito pensare alle elezioni europee, per dare al suo governo una legittimazione popolare che non aveva, piuttosto che elaborare una strategia di politica economica di ampio respiro. Ha peccato, dunque, di egoismo e di miopia. Caratteristiche alquanto infauste per un giovane leader che vuole cambiare l’Italia”, conclude Brunetta.