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PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Elezione diretta: domani si parte con Berlusconi. Non per una traversata nel deserto, ma per attraversare l’Italia e incontrare la gente. Insistiamo, questa è la riforma delle riforme.

 
 

berlusconi

Domani sarà Berlusconi a dare il segnale di partenza. Invece di attraversare il deserto, attraverseremo le città e i paesi, incontreremo in piazza i nostri concittadini. Attraverseremo l’Italia con una grande proposta. Cambiare la forma dello Stato. Non è un’astrazione alla fiera delle bolle di sapone.

 

C’entra con il far star meglio la gente. Le troppe tasse che schiacciano famiglie e imprese crescono come piante carnivore del nostro futuro nella palude dell’indecisionismo di governi impotenti, imprigionati da veti e contro-veti di piccoli partiti e poteri forti.

 

La chiave di volta della nostra casa repubblicana dev’essere l’elezione popolare e diretta del Presidente della Repubblica. Una struttura nuova, per resistere ai terremoti continentali e alle corrosioni domestiche.

 

Contro i poteri forti che schiacciano la nostra democrazia dall’estero (Berlino, Bruxelles, Washington) e la condizionano dall’interno (finanza, magistratura)  è necessario un punto di resistenza e di iniziativa che possa reggere il confronto, e non sia espressione di una mediazione di partiti e franchi tiratori, ma dei cittadini chiamati a scegliere. 

 

Si tratta di dare forma adeguata ai tempi al primo articolo della Carta: “la sovranità appartiene al popolo” riscrivendo la seconda parte a partire dal vertice, da cui il resto discende in una logica di pesi e contrappesi.

 

Presidenza della Repubblica forte vuol dire non aver più paura di un altrettanto forte decentramento federale, che le sia di contrappeso. Allo stesso modo, una Camera dei deputati rafforzata, con un Senato non direttamente eletto e con competenze diverse, sarà equilibrata da un Capo dello Stato anch’esso votato dal popolo per nome e per cognome.

 

Il portato di questa scelta, che domani Berlusconi presenterà in conferenza stampa, è sia una chiamata all’unità dei moderati, ma anche un invito alla ragionevolezza per tutti. Renzi compreso, che da rottamatore si espresse a favore del semipresidenzialismo, e che trova consensi anche fuori da appartenenze politiche predeterminate.

 

Dunque avanti così. Secondo le tre strade già indicate su “Il Mattinale” nei giorni scorsi. Preparate con meticolosa serietà procedurale e formale e che da domani saranno a disposizione nella loro completezza.