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NAPOLITANO. E’ un Presidente che più che garantire governa. Il Consiglio superiore della magistratura obbedisce alla lettera di Napolitano, e se ne vanta. Necessità del presidenzialismo democratico e popolare

 

GOVERNO: NAPOLITANO, VEDREMO COME ANDRA' A FINIRE

Il Consiglio superiore della magistratura, secondo una espressione del vicepresidente Vietti, non ha difeso il procuratore capo Bruti Liberati, ma la Procura di Milano.

Allo stesso modo noi qui intendiamo criticare non il Presidente Napolitano ma la Presidenza della Repubblica così come oggi si configura in Italia, e si palesa nella sua fisiologica patologia (ossimoro, paradosso, ma pura verità) proprio in questa vicenda esposta da Vietti.

Che cosa è successo? Il Capo dello Stato ha inviato una lettera al Csm di cui è Presidente in cui ricorda i criteri cui deve conformarsi l’organizzazione del lavoro nelle Procure. In buona sostanza: abbasso l’anarchia dei pm che fanno quello che gli pare, viva il decisionismo dei procuratori capi.

Non abbiamo da eccepire qui sul merito. Il metodo però è quello di un ordine flautato. Come conferma Vietti, che si è vantato di una decisione del Csm conformatasi alla volontà del Quirinale. Noi diciamo: questo sarebbe lineare e perfetto se Napolitano fosse all’Eliseo, dove vige il semipresidenzialismo.

Meno in America, dove Obama non si sogna di intervenire certo sulla magistratura, che come lui è eletta dal popolo.

Dunque come se ne esce? Con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che non può essere una eventuale ciliegina sulla torta, che oggi secondo Renzi sarebbe “prematura e intempestiva”, ma un principio strutturale di una riforma seria dello Stato. Lo si capisce proprio da quella lettera e dalla sua risposta molto prona del Csm.

Trascriviamo qui un passo dell’intervento di Berlusconi in conferenza stampa. Che per noi è e resta la stella polare delle riforme.

“Il Capo dello Stato negli ultimi decenni si è trovato a svolgere sempre più un ruolo di supplenza emergenziale. Ma quando l’emergenza si protrae troppo a lungo, finisce per diventare fisiologia. Che è però, indiscutibilmente una distorsione patologica in una democrazia parlamentare.

Il problema è che oggi il Capo dello Stato non ha una legittimazione popolare nello svolgere il suo ruolo di garante attivo del buon funzionamento dello Stato. Si è verificata una frattura irrisolta tra lettera della Costituzione e la pratica quotidiana del mandato presidenziale.

Non è più sopportabile che la legittimazione popolare sia surrogata da imperscrutabili accordi tra i segretari dei partiti. Oggi, come sappiamo bene, per eleggere il Presidente della Repubblica contano più i segretari dei partiti e i franchi tiratori che i cittadini italiani”.

(Silvio Berlusconi, 18 giugno scorso)