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L’ANALISI DI GIULIANO FERRARA. Il diritto di dire la verità sulla magistratura. L’assurda pretesa di punire la libertà di pensiero e di opinione pur di perseguitare Berlusconi in un rigurgito di piazzale Loreto.

 

 

 

Berlusconi

Giuliano Ferrara sul “Foglio del lunedì” analizza le indecenti evoluzioni dell’accanimento persecutorio nei confronti di Silvio Berlusconi, l’Arcinemico per antonomasia.  L’aspetto più inquietante della vicenda è l’obiettivo finale: impedire al leader dei moderati di guidare la parte del Paese che si riconosce in lui.

Incontrollata, incontrollabile, irresponsabile, impunita: sono 4 definizioni connotative della magistratura italiana che potrebbero costare a Berlusconi la libertà personale, con la revoca della pena accessoria alla quale si è acconciato con grazia.

Non sono insulti o espressioni a ruota libera. Che la magistratura sia autonoma da ogni altro potere è fatto costituzionale (incontrollata, incontrollabile). Che questa autonomia sia diventata assoluta dopo la modifica dell’art. 68 della Costituzione è un altro fatto assodato e innegabile.

Che l’irresponsabilità dei magistrati, vincitori di un concorso ma non eletti, dunque non revocabili e, solo a certe condizioni, sottoponibili a procedimento disciplinare e trasferimento, è un’altra realtà non contestabile. Che infine questo potere goda di immunità  rispetto ad ogni vera procedura sanzionatoria, nessuno può ragionevolmente negarlo”.

“E allora? Chiudere la bocca  a  Berlusconi, immobilizzarlo, isolarlo e impedirgli di guidare la parte dell’Italia che si riconosce in lui, questa è la minaccia che potrebbe diventare misura di ingiustizia e di antipolitica militante a partire dalle decisioni o dalle deliberazioni napoletane di oggi. Berlusconi è stato per 20 anni l’immagine, la carta d’identità di questo paese, che ha rappresentato nel mondo per mandato del Parlamento e degli elettori.

Neanche con le migliori intenzioni del più fetido animus italiano era possibile una nuova messinscena liberatoria, ma schiava delle più ignobili passioni, quale fu il castigo riservato al Duce, ai gerarchi, a Claretta. Dunque si procede altrimenti, per ottenere lo stesso risultato ottenebrante, la stessa squallida misura di cancellazione e di rancida rifrittura della storia.

Con l’aggravante che questa non è la vendetta dei vincitori, che il vincitore è un giovanotto estraneo a questa logica di arcaismo belluino, bensì la rivalsa dei vinti, di chi non ce l’ha mai fatta a battere con mezzi politici l’outsider venuto da nord, l’uomo rodomontesco ma di buone maniere che l’Italia ha amato nonostante tutto.

Procedono in una sequela di insulti, di imprese punitive e di isolamento e mascariamento del loro Arcinemico, cercano con ogni mezzo di provocarlo e di umiliarlo… Perché sono nevrotici, anzi isterici, una banda di frustrati travestiti da gentiluomini in gara per tutelare la legge uguale per tutti.

E’ anche un avvertimento mafioso alla nuova generazione politica che ha cercato di emulare Berlusconi, anche a sinistra. Uno spettacolo disgustoso”.