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RENZI. Si nasconde dietro la retorica la sua acquiescenza a un’Europa trasformata in gigantesco Reich con tanti satelliti ruotanti intorno a Berlino.

 

Renzi

Proponiamo come editoriale la dichiarazione di voto del presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, in vista del semestre europeo a guida italiana, che inizia il 1° luglio.

S

ignor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio dei ministri!

Il discorso che lei ha pronunciato questa mattina ha disegnato la guida dell’Italia in Europa con i colori pastello di una bella favola.

Il proposito che lei si propone  è quello di  strappare l’Europa dalla “noia” e farle acquistare “profondità”. Siamo totalmente d’accordo con lei, ma peccato perché la sua intenzione manca di una cosa essenziale: la verità.

Non so chi lei frequenti, ma  le garantisco che in Italia, che resta una parte dell’Europa piuttosto importante, il sentimento dominante tra la gente non è la noia, ma la sofferenza, l’ansia, quando non addirittura la disperazione.

E la “profondità” noi italiani la sperimentiamo nei dati spaventosi della disoccupazione, dei fallimenti delle imprese, dei crediti che le banche non danno alle famiglie.

Altro che la retorica dei “mille giorni” che oggi lei ci propone.  Il “fare presto” lei lo ha trasformato in “prendiamo tempo”.

È la tecnica dello spostare più lontano i tempi della resa dei conti. L’onestà del politico è quella di consentire – come direbbe Popper – la falsificabilità, la dimostrabilità dei suoi discorsi, la possibilità cioè di paragonare programmi e risultati. Lei con i suoi, lo riconosco, brillanti artifici retorici la rende impossibile. Spostando ogni giorno più in là, come nella poesia di Montale, i tempi della verità.

Noi invece insistiamo. Le abbiamo proposto di cercare con lei, e di investire sia il Parlamento italiano, sia l’Europa di una domanda di verità. Quella sulla nostra storia recente. Vedrà che chiedere all’Europa e ai suoi vertici di cercarla insieme a noi, toglierà la noia da quelle stanze.

 

La Commissione d’inchiesta, signor presidente del Consiglio.

Senza verità, senza ricerca umile e determinata della verità, su tutto, ma proprio tutto, anche a costo di scontentare le potenze egemoniche che oggi la benedicono, non è possibile una guida dell’Italia dell’Unione Europea che rispetti la dignità della nostra nazione e del nostro popolo.

  

Nell’estate-autunno 2011 l’Italia fu vittima di manovre oscure. Il segretario del Tesoro Tim Geithner ha usato la parola inglese “scheme”, la si può tradurre con complotto, cospirazione, piano: faccia lei. Ci fu una manovra per far cadere Berlusconi ad opera di alti papaveri europei, ed ebbe complicità in patria. Vero o falso? La nebbia va dissolta, presidente del Consiglio. Commissione parlamentare d’inchiesta.

 

Senza verità sui quei fatti, senza la ricerca decisa e senza sconti, senza reticenze, senza immunità per nessuno, non è pensabile che sia possibile risalire la china. La dignità è il presupposto morale indispensabile per la ripresa economica, per guidare il semestre europeo, per la sua legittimazione.

 

Lo spirito con cui noi di Forza Italia abbiamo affrontato la questione del semestre europeo a guida italiana si coglie perfettamente dalla nostra risoluzione. Poca retorica, molta sostanza. Nove le nostre pagine, signor presidente del Consiglio, mezza, quella della sua maggioranza, venti righe.

Un itinerario di cose da fare per riavvicinare l’Europa ai suoi ideali fondativi, nessuno spazio per promesse stentoree ad uso della propaganda, ma la concretezza del possibile.

E allora perché, signor Presidente del Consiglio, ci ha detto di no? Forse perché chiedevamo la Commissione parlamentare d’inchiesta.

Paradossalmente sul che fare, signor presidente, siamo d’accordo: allentare le regole di bilancio; cambiare il Fiscal Compact, che obbliga alla riduzione del debito; introdurre programmi di investimento europei. Su quest’ultimo punto Lei, presidente Renzi, potrebbe rivelarsi fortunato. Con un tasso di interesse vicino allo zero, un programma di investimenti europeo si finanzierebbe quasi da solo. Potrebbe essere finanziato attraverso titoli a cinque o dieci anni emessi dalla Banca Europea per gli Investimenti. E la Banca centrale europea potrebbe comprare gran parte di questi titoli come parte di un futuro programma di Quantitative Easing.

Lei è fortunato, dati i tempi e dati i tassi di interesse. Vede, per noi essere opposizione severa del governo vuol dire, in questa crisi gravissima, esercitare una assoluta volontà costruttiva sui contenuti e insieme nettezza di posizione sullo stato della nostra democrazia, e della ferita da essa subita proprio dai vertici di quell’Europa che oggi il nostro governo si appresta a guidare.

E questo governo, per brutto che sia, non me ne voglia, è il governo del nostro Paese, e ci auguriamo che dia prestigio all’Italia sospingendo l’Europa in una stagione di nuova prosperità, di concordia e armonia tra gli Stati.

Non abbiamo nessuna voglia di emulare la sinistra, la sua sinistra, signor presidente del Consiglio, che faceva di tutto per screditare il nostro Paese sulla scena internazionale attaccando con ogni pretesto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci ricordiamo molto bene come fu preparato, con il concorso determinante di esponenti dell’Ulivo e dell’Italia dei valori, l’agguato del 1° luglio del 2003 all’inaugurazione dell’ultimo semestre di presidenza italiana. Io c’ero al Parlamento europeo. Noi abbiamo un’altra idea dell’interesse nazionale e dell’amor di patria.

 

Essere uniti oggi, maggioranza e opposizione, sulla nostra risoluzione, avrebbe consentito a questo nostro semestre di essere incisivo, di avere una portata storica.

 

Non basta, signor presidente del Consiglio, lo scherzoso Mister 40% da parte di Angela Merkel. Ne converrà, presidente Renzi, non basta essere vezzeggiati così da Angela Merkel per avere credibilità. 

Se noi non mostriamo la volontà di far chiarezza sul passato, di esigere la verità dai nostri partner, non andiamo da nessuna parte. La signora Merkel non ha certo messo sotto il tappeto l’offesa ricevuta alla propria privacy e alla propria dignità di autorità tedesca quando insiste per chiedere la verità sulle intercettazioni del proprio cellulare da parte degli americani. Non ha rotto l’alleanza con l’America, ma ha rivendicato la sovranità di Berlino. Un caso infinitamente meno grave di quello rivelato dall’ex segretario del Tesoro Tim Geithner. Un piano che nelle scorse settimane è stato candidamente e vergognosamente rivendicato dal commissario europeo ungherese Andor.

 

Così come il rifiuto della Bundesbank di soccorrere il Regno Unito quando la sterlina era sotto pressione durante la crisi del ‘92 del meccanismo del tasso di cambio è stato il filo conduttore delle relazioni tra Inghilterra e Germania e Inghilterra ed Europa.

 

Noi riteniamo costitutivo, signor presidente del Consiglio, del semestre europeo a guida italiana la necessità di rivendicare la sovranità del popolo italiano violata, ciò che non deve più capitare né agli italiani, né ai greci, né a nessun altro se si vuole un’Europa dei popoli amici e non una sorta di gigantesco Reich con tanti satelliti ruotanti intorno a Berlino.

 

Avendo il suo governo però detto di no a questa nostra pregiudiziale di dignità, alla nostra risoluzione, dobbiamo dire di no alla sua ben misera risoluzione, alla risoluzione dei partiti della sua maggioranza. Peccato, presidente Renzi, una grande occasione mancata. Storicamente mancata.

RENATO BRUNETTA