Socialize

MERKEL&RENZI. Coppia dell’inganno. Una mezza promessa di flessibilità di un oscuro portavoce della cancelliera basta a scatenare feste e balli della stampa asservita. In realtà, è una truffa linguistica e i fatti stanno sottozero

 
 

rENZI mERKEL

Steffen Seibert, chi era costui? Fino alla giornata di ieri un signor nessuno. Da ieri, invece, la politica italiana ha finalmente scoperto il nome del portavoce di Angela Merkel e l’ha reso eroe del giorno.

E’ bastata infatti una dichiarazione da lui rilasciata, a nome della cancelliera (che non si è esposta in prima persona), per scatenare nella sinistra italiana una sindrome da esaltazione collettiva.

Nella nota diffusa alla stampa, il portavoce tedesco ha affermato che la possibilità di una maggior flessibilità del patto europeo di Stabilità è stata presa in considerazione dalla irreprensibile cancelliera tedesca.

La stampa italiana ha subito gridato all’evento rivoluzionario, alla caduta di un tabù secolare. Ed è subito corsa ad incensare Matteo Renzi, il premier che ha fatto cambiare idea alla Germania.

Peccato che la stessa stampa si sia dimenticata di analizzare questa frase nel contesto di quanto detto da Seibert, ovvero che la flessibilità dovrà essere confinata all’interno delle regole esistenti e che il prolungamento delle scadenze “è già stato utilizzato”.

Com’è infatti possibile pensare di avere maggior flessibilità senza cambiare le regole è difficile da capire.

A maggior ragione se si pensa che l’Italia ha già utilizzato quel poco margine a sua disposizione chiedendo di rinviare l’obiettivo del pareggio di bilancio strutturale dal 2015 al 2016. Richiesta attualmente sub iudice a Bruxelles. Quindi il massimo che può ottenere è che la Commissione non apra una procedura di infrazione nei suoi confronti.

 

Lo stesso ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha subito spento gli ardori italiani dichiarando che i paesi dell’Ue devono “attenersi alle regole che abbiamo creato insieme. Niente di più, niente di meno”. Dello stesso tenore anche le parole del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.

Le dichiarazioni tedesche non hanno tratto in inganno Forza Italia, che per voce degli onorevoli Daniele Capezzone, Deborah Bergamini e Mariastella Gelmini hanno letto nelle parole tedesche una forte cautela, dettata da motivazioni ambigue.

La Germania, dopotutto, sta chiedendo il supporto europeo per lanciare la candidatura di Jean-Claude Junker alla guida della Commissione Europea. Perché la candidatura vada a buon fine, deve ottenere il nulla osta dell’Italia.

La moderata “apertura” – se così si può chiamare – di ieri rappresenta il costo che i tedeschi hanno messo in conto di dover pagare per portare a casa il risultato in un contesto politico a loro non favorevole.

Il premier Renzi è momentaneamente stato baciato dalla fortuna, poiché si è venuto a trovare nel posto giusto al momento giusto per avere un minimo potere contrattuale.

Ma questo momento durerà solo se il suo governo realizzerà tutte le 8 raccomandazioni inviate dalla Commissione Europea lo scorso 2 giugno.

Per un premier che finora non ha rispettato nessuna delle scadenze promesse sarà quasi una missione impossibile. Senza la realizzazione di quelle, dal 2015 si ritroverà senza più nessuna arma a sua disposizione.

E a quel punto sarà nuovamente la Germania ad avere il coltello dalla parte del manico.