Da dove deriva l’esigenza del premier Renzi di avere sempre più successo?
Da dove nasce questa sua smania di potere? Presupponiamo da una certa insicurezza legata ai contenuti e alle proposte messe in campo dal suo sgangherato governo.
Analizziamo quello che è accaduto in questi ultimi giorni, a livello di rapporti tra le forze politiche che attualmente siedono in Parlamento.
Renzi, non contento di aver ottenuto alle scorse elezioni europee il 40,8% dei consensi, vuole guadagnare maggiore gratificazione personale.
Così ha puntato alla scissione di Sel, ormai divisa tra coloro che vogliono migrare verso il Pd e quelli che invece preferiscono restare fedeli alla vecchia linea politica; ha tentato di inglobare all’interno del suo mondo ciò che resta del centro; e infine ieri ha provato a trarre frutti dal colloquio col M5s sulla legge elettorale.
Basta tutto questo per essere sicuri delle proprie potenzialità? Evidentemente no.
Renzi punta ad acquisire una quantità crescente di deputati e senatori, pescando un po’ qui un po’ lì, giocando sulle debolezze umane, sugli umori che cambiano e sulle convenienze del momento.
Non gli interessa granché la qualità dei provvedimenti del suo governo, finiti tutti insabbiati chissà dove o contestati addirittura dal Colle più alto.
C’è una fame atavica che Renzi deve placare: nasce dal suo intimo, dalla consapevolezza profonda che i suoi spot elettorali, già parecchio evanescenti, stanno evaporando.
Per questo prova a mettere fieno in cascina, strutturando un’opera di captatio benevolentiae verso quasi tutti i parlamentari.
Per riuscire nel suo obiettivo, sfodera un eloquio alternativo, lontano dal modo di comunicare della vecchia politica.
Ma nonostante ciò, il premier non convince e gli italiani se ne stanno accorgendo: non sono mica scemi.
Di questo passo, Renzi il bulimico arriverà a fagocitare anche l’Italia, a spolpare il suo popolo senza rendersi conto del deserto che lascerà dietro di sè.
Dobbiamo scongiurare un simile scenario. E la speranza più grande, ancora una volta, porta il nome di Silvio Berlusconi.