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L’ipocrisia dell’Europa sulle carceri italiane. A quando una seria riforma della giustizia?

 

carceri

L’Italia dovrà restituire 15 mila euro al detenuto Valentino Saba che denunciò le violenze avvenute a Sassari nel 2000. E’ quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.

Che la situazione delle carceri italiane sia al limite del collasso non rappresenta di certo una novità: basta dare uno sguardo all’attività quotidiana dell’associazione “Ristretti Orizzonti” – in realtà se ne potrebbero citare molte altre – per rendersi conto di quante e quali emergenze gravino sugli istituti di pena nostrani.

Eppure la politica rinvia all’infinito le possibili soluzioni da adottare, nonostante l’Europa abbia più volte intimato al nostro Paese di agire. Circa un mese fa, i burocrati di Bruxelles registravano dei “significativi miglioramenti” del nostro sistema carcerario quanto a sovraffollamento e condizioni di vita degli stessi detenuti. Da dove è derivata questa presa d’atto è difficile saperlo, anche perché a distanza di poco tempo si interviene nuovamente per mettere in luce le criticità delle nostre carceri.

Cosa si dovrà aspettare ancora prima di intervenire in maniera sinergica ed efficace? Quanti detenuti, quanti esseri umani dovranno perire dietro le sbarre prima che si metta mano ad una vera riforma della giustizia? Si pensi inoltre ai bambini, figli di detenute, costretti a vivere in condizioni assurde, scontando pene che non li riguardano.

Il carcere non è un luogo posto ai confini del mondo: i penitenziari sono parte integrante delle nostre città. Facciamo che lo siano anche i detenuti in essi reclusi.

Angelica Stramazzi

TW@AngieStramazzi