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L’(in)giustizia e Berlusconi. L’anomalia italiana che ferisce un uomo e un popolo. L’incredibile richiamo del giudice di sorveglianza mostra l’assurdità di una democrazia a trazione giudiziaria

 

 

ITALY POLITICS GOVERNMENT

Pubblichiamo come editoriale l’articolo di Piero Sansonetti, direttore del “Garantista”. Sansonetti è di sinistra, ma non è il nostro alibi di sinistra, per dire: persino Sansonetti ecc. Il fatto è che la democrazia e la giustizia sono territori che non si misurano con il metro dell’appartenenza a questa o quella formazione politica, ma riguardano la comune appartenenza alla tribù degli uomini.

Alla tribù italiana tocca vivere con il piede sul collo degli stregoni con la toga, che pretendono di essere i proprietari senza controllo dei vasti campi della giustizia e della democrazia. Fino a quando? Svegliamoci. È questione di civiltà e diritti umani. Che dovrebbero valere – e per noi valgono – soprattutto per l’avversario politico.

 

Sansonetti: “criticare i giudici è reato: diffidato Berlusconi”.   

Decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano

Criticare i giudici è reato: diffidato Berlusconi

di Piero Sansonetti

 

I

I tribunale di sorveglianza di Milano ha diffidato Berlusconi, colpevole di avere criticato una decina di giorni fa la magistratura nel corso di una udienza (alla quale aveva partecipato come testimone) a Napoli. Diffidato vuol dire che se Berlusconi tornerà a criticare la magistratura, gli sarà sospeso il beneficio dei servizi sociali e finirà in cella. Tradotto in parole semplici, questa decisione della magistratura decreta che è proibito criticare la magistratura. O almeno che è proibito per chi ha subito una condanna.

E che violare questa proibizione può costare anche l’arresto al capo dell’opposizione. Se Berlusconi non si atterrà alle disposizioni della dottoressa Crosti, diventerà il primo dirigente politico, nel dopoguerra, a finire in carcere per via di una sua opinione. Circostanza difficilmente compatibile con un regime di democrazia.

Per quel che si è saputo, Berlusconi non ha obiettato nulla alla diffida, e la ha accolta. Probabilmente non poteva fare altrimenti per restare a piede libero. È probabile che anche il suo partito dovrà accettare l’intimidazione subìta dalla magistratura e abbassare i toni, per evitare l’arresto del suo leader. In queste condizioni si svolgerà la battaglia sulla riforma della giustizia: con il partito storicamente più avverso alla magistratura costretto sulla difensiva e sostanzialmente sterilizzato.

La vicenda Berlusconi-tribunale di Napoli è stata già raccontata molte volte nei giorni scorsi. Era successo che Berlusconi, di fronte a una domanda sui suoi rapporti con il finanziere Ponzellini, aveva detto alla giudice: «Non capisco che senso ha questa domanda». La giudice gli aveva risposto con una buona dose di maleducazione: «Non c’è nessun bisogno che lei capisca». Una frase ingiuriosa anche nei confronti di un “imputatello” di 20 anni, e tanto più inopportuna nei confronti di un signore di 78 anni, a prescindere dal suo ruolo e dal suo status. Berlusconi si era arrabbiato e aveva parlato di irresponsabilità di una «magistratura ormai fuori controllo!». Un giudizio polemico, che in parte è abbastanza incontestabile: qualcuno saprebbe dire chi controlla la magistratura?