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FORZA ITALIA. Il nostro benedetto giovedì. L’assemblea dei parlamentari di Forza Italia con la guida di Berlusconi. Quale riforma. Non si sostituisce un pezzo di democrazia con un altro: l’Italia non è un mobile dell’Ikea. Nessuna pistola puntata alla tempia, caro Renzi. Non siamo più nel 2011.

 

Berlusconi

Il nostro giovedì di dialogo sulle riforme e sul futuro merita di essere preparato come si deve. La regola aurea è tenere insieme utopia e realismo. Ricordando la prima lezione di politica che dobbiamo al nostro fondatore e leader: “La vera saggezza è quella che scaturisce da una lungimirante, visionaria follia” (febbraio 1994).

Le scelte più sagge sono insomma le più folli se osservate dal punto di vista del conformismo al cloroformio. Si rassegnino quelli che sanno già tutto: non c’è alcun pacco da portare in dono a Renzi, sia esso gradevole o no per il Presidente del Consiglio, che sia già stato confezionato. Non ci sono segreti, ma limpidezza di posizioni a confronto. La cui conduzione e sintesi saranno del Presidente Berlusconi.

Qui facciamo presente a Houston che c’è un problema. È un problema grande come una casa. La proposta di riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione in questi giorni all’esame di Palazzo Madama ha un difetto originario, un codice sbagliato nel suo Dna.

Invece di curare il malato, che è l’Italia intesa come democrazia, come corpo unico, bisognoso di risanarsi, che fa? Si occupa del braccio.

E propone di sostituirlo con un nuovo arnese, che non si capisce come funzionerà in relazione al resto del corpo.

Il guaio è proprio questo. Renzi sta sottoponendo al voto un “qualcosa” che se approvato muterà inesorabilmente la forma della nostra democrazia, ma non è affatto chiaro quale disegno complessivo abbia in testa. O non ce lo dice, o non ce l’ha proprio. Intanto constatiamo che stiamo rifacendo il corpo istituzionale come fosse un mobile dell’Ikea, di cui peraltro non abbiamo ancora le istruzioni complete per il montaggio: un insieme di parti indipendenti, da incastrare non si sa come, non si sa quando.

Per parlare in termini biologici, noi crediamo invece che la democrazia sia un corpo vivo, e l’unico approccio possibile e sensato sia quello “olistico”, e si scusi la parolona ma non ce ne vengono di migliori. Per cui un sistema non è riducibile alla somma delle sue parti.

Olistico viene dal greco olos, e vuol dire “tutto”. Bisogna avere un’idea sul “tutto”, prendersi cura del tutto, per capire come reggerà alle amputazioni e ai trapianti. Reggerà l’organismo della democrazia italiana, secondo l’idea occidentale di sovranità popolare, se si muta la natura del Senato al modo renzian-boschian-calderoliano e pure finocchiaro? E il Senato così fatto, con sindaci e consiglieri regionali in gita, senza la facoltà di dare e togliere la fiducia al governo, ma di eleggere il Capo dello Stato, in combinato disposto con l’Italicum quale tipo di democrazia scodellerà agli italiani?

I costituzionalisti, di qualsiasi orientamento siano, sono addirittura perentori. Il rischio è di tipo sudamericano. Un maggioritario che porti ad avere un partito sopra il 37 per cento, o mettiamo – se mutano le soglie – al 40, avrà tutto, ma proprio tutto. Già il Pd e la sinistra oggi controllano qualsiasi Palazzo, hanno un loro uomo o donna a presidiare qualsiasi sottoscala o ripostiglio. Ma in futuro tutto questo sarà automatico. Premier, Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato, Corte Costituzionale, Consiglio superiore della magistratura.

Appena il Papa resta fuori, perché per fortuna sta in Vaticano.

C’è un modo di ovviare a questa deriva folle. La “lungimirante follia” di Berlusconi che lo ha portato a lanciare con solennità e decisione, alla Camera dei deputati l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Ovvio che questa scelta impone di per sé un approccio olistico, comporta un disegno complessivo dove ogni cosa sia in equilibrio con l’altra.

La riforma del Senato in coppia indivisibile con l’Italicum (peggio ancora se agghindato in modo da far spazio ai partitini, con soglie di accesso alla Camera addirittura più basse) è francamente indigeribile.

Sarebbe interessante chiedere a Renzi come interpretare il suo commento alla nostra proposta di elezione diretta del Presidente della Repubblica. Fino a un anno prima l’aveva propalata in libri e discorsi.

Quando l’ha lanciata organicamente Berlusconi, di colpo essa è diventata “prematura e intempestiva”. Traduzione: verrà il giorno in cui sarà matura e tempestiva? Quando sarà già diventata operativa la democrazia fiorentina-bolivariana? Noi abbiamo un sogno, ma non è questo, abbiamo un’altra idea di Italia e di democrazia.

Ecco. Queste sono le nostre preoccupazioni. Esporle è dovere civico e forse anche ossequio all’intelligenza.