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FORZA ITALIA. Oggi i parlamentari con Berlusconi. La prospettiva di un’opposizione forte e responsabile. Rispetto del Patto del Nazareno e denuncia delle promesse fasulle. La traversata del deserto, sfidando il Fiorentino

 

 

Berlusconi

Come scriviamo nell’altro editoriale, l’Europa si cambia non con la retorica da liceale brillante, e neanche con la dialettica sulla flessibilità-tàtà, ma con la forza di un’autorevolezza acquisita cambiando l’Italia, riformandola davvero. Al governo c’è Renzi con il Pd e frammenti di centrodestra. Ha maggioranza numericamente solida ma di competenze fragili. Il compito che, con la guida sicura di Silvio Berlusconi, Forza Italia ha assunto per sé è di essere un’opposizione forte e responsabile. Nessuna voglia di puntare al tanto peggio tanto meglio, così se va male l’Italia, poi i cittadini votano noi. Il vero rischio è che se va male l’Italia, il voto degli italiani non conterebbe più niente, con l’insediamento di troike varie e la sovranità nazionale a pallino, con scontri sociali dagli esiti catastrofici.

Sia chiaro: essere oppositori responsabili nel criticare, nel proporre, nel bocciare e talora nell’approvare  non deve significare, né nella sostanza e neanche nella immagine, essere corresponsabili. Su questo occorrerà saper comunicare le ragioni di tutte le nostre scelte. Questo passa il convento: Renzi e i suoi. Sappiamo benissimo che il priore Matteo non è stato votato dal popolo, ed è discendente di terza generazione del golpe del 2011, ma il consenso ottenuto il 25 maggio è un fatto con cui è inevitabile fare i conti. Eccome se ci faremo i conti. Senza nessuna blandizia.

Tutto questo  oggi avrà il suo momento di chiarezza nel dialogo sincero tra i parlamentari di Forza Italia, che si raduneranno intorno a Silvio Berlusconi, la cui sintesi avrà di certo la forza di spingerci alla riscossa. A indirizzarci in una traversata del deserto la cui meta è il ritorno ad un governo del nostro Paese, che nel frattempo difenderemo in Italia e in Europa, con Renzi e contro Renzi, senza pregiudizi salvo quello dell’amore agli italiani.

Il nodo che si presenta oggi urgente da sciogliere è quello delle riforme istituzionali. Senato, Titolo V (rapporto Stato, Regioni, Comuni mediato dal Senato nuovo), legge elettorale. Nei giorni scorsi abbiamo espresso il nostro motivato parere: il Senato di Renzi-Boschi-Calderoli ha molti difetti, ma uno in particolare. Quello di non essere parte di un disegno complessivo, che noi reputiamo debba avere il suo culmine nell’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

In caso contrario,  il sistema che ne risulta è di tipo sudamericano, senza equilibrio di pesi e contrappesi. Un partito con il quaranta per cento avrebbe il cento per cento di tutti i tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Infatti, con la Camera dei deputati eletta con sistema maggioritario, si decreta l’onnipotenza del leader del partito vincitore. Sceglie il Capo dello Stato, il quale a sua volta, insieme a un Parlamento cosiffatto, nomina Csm, Corte Costituzionale, eccetera eccetera. Altro che garante dell’unità della nazione: sarebbe suprema irresponsabile espressione del potere  di una parte.

Riportiamo, sul tema Senato, i pareri dei costituzionalisti più autorevoli, che bocciano questa riforma un tanto al chilo. Noi manterremo la nostra volontà di dare uno sbocco presidenzialista allo sforzo riformista che stiamo portando avanti dopo il Patto del Nazareno. Di certo quel Patto, imperniato per il 90 per cento sull’Italicum, già esito dal nostro punto di vista di un compromesso, ora deve essere garantito in toto. Senza più spostamenti di soglie e di quote. Approvato cioè dal Senato senza mutare una virgola del testo approvato dalla Camera,  senza bisogno di ulteriori passaggi parlamentari.

Per il resto, alé. Condividere criticamente un percorso di riforme, non ci inibisce né oggi né mai dal denunciare come disastroso il percorso puramente parolaio  delle riforme governative in campo economico, fiscale, burocratico, giudiziario.

Anzi, avremo semmai meno remore di prima (peraltro mai avute…) nel dare la caccia con l’arpione della competenza e dell’intelligenza creativa ai pesciolini rossi del regime di Renzi.