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FORZA ITALIA. Il nostro giovedì. E poi dicevano che era di plastica e morta. Prove di vitalità e di democrazia. Nella certezza dell’unità con Berlusconi

 

Forza Italia

 

 

  1. 1.   Dunque ci siamo. Altro che, se ci siamo. Non solo esistiamo, respiriamo. Ma addirittura pensiamo. Abbiamo idee. Di più: voglia di combattere e batterci per un ideale. Un po’ don Chisciotte, come don Chisciotte della Mancia ripetiamo: «La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono eguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita». Libertà, onore, e la vita diventa un’avventura preziosa.

  1. 2.   Altro che partito di plastica, fatto da parlamentari nominati e perciò in stato di catalessi intellettuale. Il nostro giovedì è stata una esplosione di vitalità democratica. Forza Italia rilancia se stessa, ed è la genialità del Presidente Berlusconi a farne da catalizzatore, con la sua presenza e guida, perché tutti quelli del suo movimento sanno bene che non esistono steccati ideologici dove sistemare le pecorelle fedeli, separandole da chi dissenta. Mica siamo comunisti o renziani.

  1. 3.   Il modo di rilanciare Forza Italia non è pensare a Forza Italia, ma al destino di questo Paese, al bene e al male che faranno certe riforme al posto di altre. Smettendola di badare ai successi di Renzi e alle nostre batoste, come se questi temi costituissero il pane e il companatico della tavola degli italiani spogliata dalla crisi economica e di rappresentanza politica.

  1. 4.   Contenuti, signori, contenuti. Con vivacità, è emersa questa volontà. Siamo concordi sul fatto che le riforme siano necessarie. Ed è giusto che il pallino lo abbia la forza di maggioranza relativa, sia pure di uno 0,37 per cento, gonfiato da un premio elettorale elefantiaco. Ma questo non significa bere una pozione velenosa. Perché non tramortirebbe solo noi, ma ucciderebbe la sostanza della democrazia in Italia.

  1. 5.   É fuori discussione la bontà della decisione di Silvio Berlusconi di mantenere fede ad un Patto di riforme. Ma questo Patto non può implicare l’adesione passiva di Forza Italia a una forma istituzionale da Paese sudamericano bolivarista. Dove chi vince prende tutto. Ma tutto tutto. Senza contrappesi.  Fosse pure Forza Italia, a vincere, questo sistema non ci va bene, farebbe esplodere la distanza tra politica e popolo.

  1. 6.   Significa forse annullare tutto, e ricominciare da capo, passando così per sabotatori della volontà riformista? Niente affatto. Bastano cose semplici. Ad esempio, alle elezioni regionali ciascun partito potrebbe presentare due liste. Di cui una con candidati specificamente in gara per il Senato. Ripensare non fa male. Disfare poi sarebbe peggio e rallenterebbe, questo sì, il corso delle riforme istituzionali.

  1. 7.   Unità. La nostra unità intorno al Presidente Berlusconi è stata rafforzata dal confronto. L’unità non può essere un collage di mutismi e lamenti sottaciuti. L’unità è nell’azione ed emerge nella prova come valore fondante.

  1. 8.   Martedì sarà il momento in cui Silvio Berlusconi proporrà la sintesi. E ad essa – senza ombra di dubbio – è necessario conformare le scelte e i voti di chiunque voglia essere parte viva di un movimento, che non può permettersi frantumazioni personalistiche, sia pure per nobili motivi.

  1. 9.   La democrazia è questa, funziona così in un movimento in guerra politica e culturale. Sotto la tenda di Kutuzov, lo stato maggiore dell’esercito dibatte senza esclusione di colpi alla sua presenza, per salvare la Russia. Il generale si ritira, qualcuno sbagliando lo accusa di lentezza o di indeterminazione (Tolstoj, “Guerra e pace”).  Accade così perché ha dato peso reale alle argomentazioni di tutti, intanto il suo cervello di stratega e soprattutto l’amore per la Russia lavorano. Così va oggi, e si scusi la metafora solenne, ma Renzi ha sdoganato Omero, noi ci accontentiamo di Tolstoj. Di certo, alla  saggezza di Kutuzov-Berlusconi tutti sono chiamati a conformarsi, guai a chi diserta.

  1. 10.     Per la cronaca, dopo aver perso Mosca, Kutuzov vinse, Napoleone fu sconfitto. La Russia fu salva. Ce la giochiamo.