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GOVERNO. La grande differenza. La leadership di Berlusconi fondata sul dialogo e l’autorevolezza. Quella di Renzi sulla prepotenza. Appello perché il premier freni la sua corsa al regime

 

Berlusconi Renzi

 

Le vicende di queste ore ci fanno dire: grazie al cielo abbiamo un leader come Berlusconi. Ed è una benedizione non solo per i “cosiddetti moderati” (Feltri dixit) ma per il popolo italiano, persino per chi (forse) non voterà mai Forza Italia. Egli impedisce, con la sua stessa presenza di saggezza e di lealtà, lo scivolamento del nostro Paese in un regime.

Per questo è il caso che Renzi lo ascolti. Ne mediti con lungimiranza le proposte. Ci rifletta. Berlusconi pienamente coinvolto nel processo di riforme è garanzia di bene comune, essendo l’unico che salvaguarda prima di se stesso e delle sue personali preferenze l’interesse nazionale. Diventa fonte di legittimazione profonda di Renzi, elevandolo al rango di statista.

Questo è Silvio Berlusconi. Giovedì, incontrando e guidando i parlamentari di Forza Italia, ha mostrato che cosa voglia dire ascoltare e attingere argomenti, senza mai mettere in discussione la volontà di essere alleato leale nel processo di riforme con Renzi e il Partito democratico.

Forza Matteo, impara da Berlusconi non solo la bravura nel comunicare, ma la magnanimità del leader democratico.

Così il Presidente di Forza Italia ha imposto con pazienza e mitezza la logica del compromesso nobile, sin dal sabato del Nazareno (18 gennaio). Dopo di allora molto “non” è accaduto. Ad esempio non si è approvato l’Italicum come concordato, nei tempi e con la precedenza stabilita.

Lo si è appeso nella stanza dei salmoni affumicati, posticipato alla riforma del Senato e del Titolo V.  L’Italicum è stato campo libero di innalzamenti e abbassamenti di quote e soglie. Per il Senato, di colpo, si vuole precipitare tutto. Addio equilibrio. Niente pesi e contrappesi.

Elezione diretta del Presidente della Repubblica, lanciata con un razzo su Marte. Si infila nel tritatutto qualsiasi obiezione. Perché?

La risposta è troppo facile. Perché Renzi è il più forte, e vuole usare la riforma costituzionale come prova divina della propria egemonia, schiacciando le opposizioni interne al Pd, e umiliando ad un ruolo ancillare chi lealmente gli offre collaborazione pur restando oppositore del suo governo. Purtroppo constatiamo: non sente obiezioni da qualunque parte esse provengano. Accetta solo ossequio.

No, così non va. Non conviene agli italiani. E lo dimostrano abbondantemente i giudizi di costituzionalisti e scienziati della politica che abbiamo messo in fila.

Ma non conviene neppure al Presidente Renzi. Rispolveri i classici greci. Lui sarà anche Telemaco, ma stia attento alla divina Nemesi. Il sistema si vendica di chi lo deturpa.