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RIFORME ISTITUZIONALI. L’unico elemento di stabilità confortante è l’evidenza della lealtà di Silvio Berlusconi. Senza Forza Italia non cambia nulla, con Forza Italia si cambia in meglio.

 

RIFORME

Che cosa resta del dibattito serrato di questi giorni sulle riforme istituzionali, Senato in primis? Il primo dato è chiaro e rappresenta l’unico elemento di stabilità confortante.

È l’evidenza della lealtà di Silvio Berlusconi, la sua capacità di mantenere la barra diritta insieme della democrazia e del rispetto della parola data. Si chiama leadership. Alla fine se n’è reso conto (speriamo) anche Matteo Renzi, e persino Giorgio Napolitano fa affidamento su questa collaborazione del Presidente di Forza Italia nel cammino senza deviazioni di modifica del bicameralismo perfetto. Peccato che non gliene diano riconoscimento pubblico, e non ne tirino le conseguenze morali e politiche.

Resta il fatto, anche se siamo i soli a ricordarlo, non è per questo meno vero e verificabile. Nella confusione di promesse rutilanti e fatti zero, forni aperti, forni concorrenti aperti e chiusi, il fattore umano e politico di forza e credibilità sulla strada del cambiamento è Berlusconi.

Incredibile che sia sotto schiaffo permanente della giustizia, e nessuno gli dia atto, al di fuori del nostro “Mattinale”, di questa straordinaria tenuta.

A pensarci non è neanche tanto incredibile, anzi, conoscendo la sinistra, è persino ovvio. Ma noi, forse ingenuamente, aspettiamo sempre un atto di resipiscenza.

Abbiamo parlato di dibattito e democrazia a cui Berlusconi ha lasciato spazio, di fatto dando la possibilità a Renzi e Boschi di recepirne i contenuti, garantendo comunque rispetto del Patto.

Il guaio è che davanti ai nostri contenuti, argomentati e proposti non genericamente, ma con sostegno giuridico autorevole, la risposta di Renzi e Boschi, e della Presidente di Commissione Finocchiaro, è stata di tirare giù la saracinesca, dichiarando che la riforma è stata surgelata e sarà servita così com’è, previo voto del Senato alla Camera.

Questo tipo di rincorsa è stato di fatto avallato dalla nota del Quirinale, anche se in essa il Capo dello Stato non interviene nello specifico, ma di fatto avallandola con la perentoria indicazione di superare il bicameralismo perfetto.

Noi ci ostiniamo a proporre il cosiddetto (dalla stampa) lodo Brunetta. Che va proprio nella direzione segnata da Giorgio Napolitano, senza però negare ai cittadini il diritto di scegliere loro, sia pure nell’ambito delle elezioni del Consiglio regionale, i senatori.

Questa strada è stata accolta ben al di fuori dell’ambito di Forza Italia, e ha trovato il consenso ad esempio di Roberto Formigoni di Ncd. Non si comprende dunque il perché dell’invenzione di ostacoli fittizi tra cui la tesi che il citato emendamento comporterebbe la costituzionalizzazione delle preferenze. Non è così, l’abbiamo dimostrato. E allora perché?

Non giova all’Italia e alla sua democrazia questo puntiglio di Renzi e Boschi, quasi che la prova di forza sia da loro vissuta come una specie di iniziazione per entrare nel mondo degli statisti europei, un po’ come per gli adolescenti delle gloriose tribù malgasce per essere ammessi tra i notabili.

Non giova in realtà a Renzi. Occorre magnanimità e lungimiranza. Cercare di evitare spaccature nella propria e nelle altre forze politiche è una buona regola. Non si regna bene sulle macerie, prima o poi ti travolgono.

Ascolti dunque Renzi i segnali di dialogo su contenuti e tempi che gli arrivano da Forza Italia.  Sono cose da prendere sul serio proprio perché non hanno un’intenzione di minaccia, ma sono nell’ambito di una collaborazione garantita dal Presidente Berlusconi. E fanno bene all’Italia.

Fanno meno bene le oscillazioni incresciose nel dialogo tra baci e insulti instauratosi tra Renzi, Pd, Grillo e grillini. Non si capisce bene se l’Ebetone, come lo battezza Grillo, intenda accettare e su quali temi il dialogo con due o tre delle cinque stelle.

Di certo ci dica subito se intende modificare l’Italicum. O se quello con i grillini è teatro delle marionette.

Noi di certo, marionette non intendiamo esserlo.