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Bilancio disastroso a Pompei. Crollano i muri, crolla la credibilità del ministro Franceschini, crolla l’immagine dell’Italia. Resta in piedi la vergogna di un patrimonio artistico e culturale mai pienamente sfruttato

 

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Un bel tacer non fu mai scritto. Quando nel novembre del 2010 Dario Franceschini (Pd), allora capogruppo dei democrat alla Camera, inveì dagli scranni parlamentari contro l’allora ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi (Pdl) non poteva immaginare che, 4 anni dopo, avrebbe fatto di peggio.

Sandro Bondi si dimetta dalla guida dei Beni culturali o il Pd presenterà una mozione di sfiducia. Il dibattito di oggi su Pompei ha mostrato che quattro gruppi parlamentari hanno chiesto le dimissioni del ministro. I ministri restano in carica se hanno la maggioranza, Bondi prenda atto che la maggioranza dei gruppi ha chiesto un gesto di responsabilità e rassegni le dimissioni: se non avverrà dovremmo prendere le iniziative conseguenti per portare in Aula una mozione di sfiducia. Pompei crolla? Il ministro deve dimettersi!”. 

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La situazione attuale del Comune di Pompei, il sito archeologico più grande del mondo, è disastrosa. I crolli sono all’ordine del giorno, cambiano le amministrazioni, cambiano gli assessori, cambiano gli appalti, cambiano i piani di ristrutturazione. Ma non cambia il risultato. E a quanto pare cambiano anche e radicalmente, le idee e le convinzioni di Franceschini,  attuale ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che, interpellato dopo l’ennesimo crollo nel sito ha dichiarato:

Pompei? Vorrei parlare d’altro rispetto ai crolli, qui siamo di fronte a un’area archeologica di 66 ettari con 1500 edifici e i crolli purtroppo ci sono sempre stati”.

Troppo facile così. Parafrasando Confucio, chi non cambia mai idea o è il più grande dei saggi o il più sciocco tra gli stolti. Ma questa massima, che trova convincenti applicazioni nella vita di tutti i giorni, può suonare ambigua quando si tratta di politica, dove la coerenza è il biglietto da visita di ogni esponente di partito, movimento, fazione, gruppo. La logica del doppiopesismo non funziona, a meno che non sia abbia la memoria corta.

La gestione Franceschini ha collezionato in pochi mesi una serie di buchi nell’acqua che suonano come una condanna. Il titolare del dicastero dei Beni Culturali non si scompone:

Mi irrita abbastanza il fatto che non siamo capaci di parlare delle cose positive che stiamo facendo e sono anche abbastanza. L’immagine che viene trasmessa al mondo è quella di un sito totalmente disastrato, in realtà non è così: i cantieri ci sono e i lavori stanno continuando. Scrivete che è stato pubblicato il Bando relativo al reclutamento di circa 30 addetti per l’assistenza al pubblico e la vigilanza per Pompei”. Lo pubblichiamo signor ministro, ma non può pretendere che, parlandoci di bandi, si possa far passare in secondo piano il bilancio disastroso della sua amministrazione. Basta citare alcuni episodi recenti.

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A fine giugno i custodi e i lavoratori del sito hanno improvvisato un’assemblea di domenica, impedendo l’accesso ai turisti giunti da tutto il mondo, attratti dalle splendide testimonianze artistiche e storiche custodite a Pompei. L’assemblea è durata dalle 8.30 alle 11.00 e i visitatori sono stati parcheggiati al di là dei cancelli d’ingresso, in Piazza Esedra e a Porta Marina. La notizia ha fatto il giro delle agenzie, con grave danno d’immagine per il nostro Paese.

I custodi, 168 in tutto, sono un’altra nota dolente per il Comune di Pompei. Rappresentano una sorta di “casta privilegiata”, almeno a giudicare dal loro trattamento di lavoro: in 7 giorni lavorano circa 24 ore in tutto,  con uno stipendio base netto di 1.200 euro più eventuali “bonus”. Sono ipersindacalizzati e fanno detengono il record degli sciopero.

E non finisce qui solo. Negli ultimi tempi circolano strane voci secondo le quali  i crolli degli ultimi mesi negli scavi di Pompei potrebbero esser stati provocati proprio dagli stessi dipendenti per creare una situazione di allerta generale e veder accolte senza troppi ostacoli le loro rivendicazioni sindacali. Un’ipotesi di una gravità assoluta. Mentre il ministro si concentra sui bandi, noi gli rammentiamo che dal 2012 è stato finito un solo cantiere su 39, quello della “Domus del Criptoportico”, peraltro con risultati discutibili e che solo 4 cantieri in tutto sono stati aperti, con una spesa totale di 6 milioni di euro a fronte dei 105 previsti dallo stanziamento nazionale ed europeo. Male.

A conferma di ciò arriva l’esperimento di Nino Materi, inviato de “Il Giornale” che si è recato proprio a Pompei ed è riuscito  a rubare reperti storici dagli scavi senza nessuna conseguenza: “So per certo che raccoglierli da terra e nasconderli nella mia borsa nera è stata la cosa più facile del mondo. Nessuno mi ha visto. Nessuno poteva vedermi. La ragione? Semplicissima. Attorno a me, nel raggio di decine di metri, non c’era neppure un custode, né una telecamera di sorveglianza. In compenso, durante la furtiva passeggiata col bottino archeologico a tracolla, ho incrociato lo sguardo stupito di qualche turista che, buttando un occhio alla mia borsa, forse è stato attraversato da un dubbio: ‘Ma che ci fa quello lì con la sacca piena di pietre. Non le avrà mica rubate?’.

Franceschini è sempre più convinto che si tratta di tentativi di gettare fango sul suo operato:

“E’ in corso, da parte di alcuni mass media, una campagna diffamatoria contro Pompei”

Della stessa idea il Soprintendente Massimo Osanna:

“E’ ora di finirla con la logica morbosa del discredito. Le pietre messe in borsa dall’inviato de “Il Giornale” non hanno alcun valore”.

E mentre in Italia non si valorizza un patrimonio artistico, culturale e storico come pochi al mondo, in Inghilterra gli “scarti” di Pompei registrano incassi record. Il British Museum, infatti,  ha visto incrementare i propri introiti del 20% da quando, a fine marzo, ha allestito la “Life and death in Pompeii and Herculaneum”, da cui è stato tratto un film-documentario, anch’esso apprezzatissimo.

Il ministro si difende dietro la presunta campagna diffamatoria nei suoi confronti e del suo operato.  Noi gli rammentiamo che l’ex ministro Sandro Bondi fu costretto a dimettersi per molto meno. E che tra i maggiori detrattori, in prima fila, c’era proprio Franceschini.

Danilo Stancato

@Twitter: DaniloStancato