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GOVERNO. Riforme chic e riforme shock. Dialogo e unità: il metodo di Berlusconi porta frutti e la Boschi apre a modifiche sensate sul Senato. Ma queste rischiamo di essere contese sui pasticcini mentre l’Europa affonda. Occorrono riforme strutturali a Roma e a Bruxelles-Francoforte)

 

Riforme

(Le parentesi non sono un eccesso di zelo ortografico. Provano a esprimere il nostro giudizio sulla realtà, che abbiamo la certezza coincida con il sentimento degli italiani. Le riforme istituzionali sono una cosa seria, importante eccetera. Ma rispetto all’abisso della crisi sono una discussione su quali pasticcini sono più adatti al thè verde. Sono riforme chic quando invece l’Italia – e l’Europa con lei – hanno bisogno di riforme shock. Non siamo più infatti ormai a segnali negativi, ad allarmi fumosi, o a un problema dell’eurozona Sud. Ci sono sinistri scricchiolii come quelli che precedono un cedimento strutturale di una grande casa. Va bene occuparsi del citofono e di quanti posti deve avere il tavolo del tinello. Ma occorre provvedere al galoppo a tener su le colonne portanti, finché si è in tempo. Un po’ come Oriana Fallaci che non si vergognava di imitare Cassandra e di urlare Troia-brucia-Troia-brucia!

Da qui l’indice de “Il Mattinale”, e le parentesi. Le riforme istituzionali sono di certo impegnative per il futuro, devono dare la possibilità di mettere insieme democrazia ed efficienza nell’azione di governo. Ma c’è un rombo di montagne là fuori di Palazzo Madama.

Non siamo qui a fare i gufi, o per fare i passeri solitari: è vero il contrario. Tifiamo per vincere non noi, ma l’Italia. Non vogliamo il male per fare un dispetto a Renzi. Non è così importante per noi, Renzi. Abbiamo un piano per sfangarcela dalla tempesta, per “sortirne insieme” come avrebbe detto don Lorenzo Milani, amatissimo dal giovane premier. Insieme. Anche dall’opposizione, ma insieme. Non siamo per  il tanto peggio tanto meglio. Per una ragione semplicissima. Se va peggio, non ci sarà alcun tanto meglio per nessuno.

Comunque, sempre tra parentesi, non ci sottraiamo al tema: le riforme istituzionali…

La linea di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi mostra la sua utilità per il Paese. Tiene insieme dialogo e unità. Ha permesso così l’emergere di una volontà riformatrice che non sceglie il compromesso-la-qualunque, ma consente di arrivare a miglioramenti reali dei testi. Diciamolo: la proposta originaria del governo era imbevibile, la Goletta Verde l’avrebbe bocciata anche per farvi il pediluvio, tanto era inquinata di autoritarismo rosso. Ora il ministro Boschi sa riconoscere insieme la lealtà di Silvio Berlusconi e l’opportunità di alcune modifiche. Insomma: il pacco Senato non è uscito chiuso e con il fiocco  dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, ma è aperto a migliorie. Che consentano alla riforma chic di essere funzionale davvero alle riforme shock necessarie per salvare l’Italia e l’Europa.

Tra l’altra un clima sereno nel portare a compimento questo primo passo di nuova architettura dello Stato consente di non buttare via il metodo. Le persone sono sempre le stesse. Se c’è stima e fiducia nel condurre avanti un cammino lungo un certo percorso, non si vede perché  – nella chiara distinzione dei ruoli di maggioranza e opposizione – non si debba instaurare un sano confronto sulle grandi cose che sono richieste dalla tragedia dell’occupazione e della giustizia, e nel far valere in Europa non tanto il discorso trito e ritrito della flessibilità che non passerà mai, ma di un ruolo diverso della Banca centrale europea e di una politica che consenta di porre rimedio alla suicida sopravvalutazione attuale dell’euro rispetto al dollaro. Chiusa parentesi. Si ricomincia dopo la parentesi).