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RIFORME. La guerra dei cieli rivela un’Italia piccola e impotente, il mondo ha bisogno di un’Italia più grande e forte. Invece Renzi e Boschi sono in pieno ingorgo, da dilettanti allo sbaraglio. Noi rispetteremo il Patto. Che nessuno però si sogni atti eversivi come ghigliottine o fiducie. Il Senato non è una questione dei senatori, ma dell’intero Parlamento

 

 

Riforme

La realtà è impietosa. Mentre il Boeing 777 veniva inghiottito dal fuoco della guerra nel cielo europeo dell’Ucraina, il Presidente in carica dell’Unione Europea se ne stava seduto, mettendosi e  togliendosi la giacca, in diretta streaming, ci mancherebbe che non ci sia la diretta streaming, agitandosi a mandare sms, discutendo con l’ala sinistra o destra dei 5 Stelle, se spostare di qui o di là un ricciolo dell’Italicum e – forse – non abbiamo capito bene, cinque ore di tavolate dialettiche sulle virgole delle quisquilie sono insopportabili, sul Senato.

E questa sarebbe la nuova politica? La rottamazione dei chiacchiericci per passare al fare? Ma va’ là. Il mondo urla là fuori del vostro streaming, ragazzi.

L’autorevolezza Renzi può guadagnarsela prendendo di petto anzitutto i grandi problemi dell’economia, tagliando tasse e spese, liberalizzando il mercato del lavoro, sistemando la burocrazia. Trasferendo queste riforme in Europa per farsi valere sulle modifiche della Banca centrale europea, sulla rigidità dei trattati eccetera. Invece congela tutto, per togliersi la giacca con Di Maio.

Le riforme shock sono dunque di là da venire. Come illustriamo ogni giorno nel nostro fact-checking – che non è un esercizio accademico di ripicca, ma il paragone tra il dire e il fare – Renzi è inadempiente in tutti i campi.

Almeno risolva in modo leale la questione non piccola delle riforme istituzionali, dando dinamicità e democrazia alla macchina delle leggi e della loro implementazione.

Che cosa invece vediamo accadere al Senato? L’ingorgo. Il governo non riesce a sistemare le cose all’interno della propria maggioranza. Si trova dinanzi un muro colloso di emendamenti, circa ottomila. Sono tanti, molti forzatissimi, ma è il gioco parlamentare, inventato dagli inglesi.

Noi qui per intenderci senza equivoci, mettiamo in fila tre punti.

1)    Rispettiamo i patti. Lo slancio riformatore di Silvio Berlusconi è la linea netta e inderogabile stabilita per chiunque voglia considerarsi di Forza Italia. Questo non significa stare zitti e mosca in Aula. Il lavoro di parlamentare (sostantivo) implica appunto il parlamentare (verbo).

2)    Si rispettino le regole. Nel momento in cui si cambiano le regole della democrazia, le sue leve istituzionali, è inaccettabile che si alterino i meccanismi stabiliti da norme, regolamenti e prassi onde modificarle democraticamente. Insomma: achtung, visto che Renzi capisce meglio il tedesco: non saranno tollerati sbreghi. Specie quando ci sono di mezzo questioni di lunga lena e la sostituzione di colonne portanti del sistema, sarebbe un attentato alla democrazia imporre ghigliottine, corse folli, squinternate frettolosità.  Men che meno venga in mente a qualche buontempone di introdurre voti di fiducia.

3)    Quella in corso non è una riforma del Senato che riguardi i senatori, e che se la vedano tra loro. É una riforma del Parlamento, e come tale riguarda direttamente tutti i parlamentari. Non esiste la decisione di serie A che compete ai senatori, e uno strascico da adempiere pedissequamente da parte dei deputati, che debbono limitarsi a prendere atto.

Chi creda di saltare la Camera dei deputati come fosse un ruscelletto, sappia – per restare alla metafora di Renzi coi grillini – che deve traversare il Rio delle Amazzoni.