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ECONOMIA. Deludente, esoterica, omissiva e anche sbagliata la relazione del ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ieri alla Camera. Il Paese non ha 1.000 giorni di tempo per attendere le riforme in economia. Opposizione implacabile per impedire il default dell’Italia

 

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Si arrampica sugli specchi il ministro Padoan. E punta tutto sugli effetti delle riforme del governo Renzi sull’economia, che la Commissione europea non ha considerato nelle sue previsioni sull’Italia. Il riferimento è alla Spending review, al piano di privatizzazioni e alle ricadute positive del “bonus Irpef” sui consumi. D’altronde, perché avrebbe dovuto considerare tutto questo la Commissione europea, se tutto questo non esiste?

Un esempio sulla “revisione della spesa”: è stato lo stesso Cottarelli ha confessare che i dati relativi alle partecipate dei Comuni, su cui vorrebbe intervenire con tagli, sono ancora opachi; la banca-dati dei fabbisogni standard è aggiornata al 2010 e, pertanto, non immediatamente utilizzabile; la centrale unica degli acquisti della Pa non sarà operativa prima del 2015. E l’elenco potrebbe essere ancora lungo.

Quanto alla crescita del Pil, che il governo stima dello 0,8% nel 2014, ma che è più probabile che sia vicina a 0 a fine anno, poi, Padoan fa una sorta di scaricabarile: la crescita è lenta in Europa e, di conseguenza, anche in Italia. Senza un minimo di autocritica.

Infine, sulla manovra correttiva, è istituzionalmente plausibile rispondere “no comment”, pur argomentandolo poi, al Parlamento e ai cittadini che chiedono di sapere qual è lo stato vero dei conti pubblici italiani, magari per programmare spese e investimenti, ma non solo? Pur stando così le cose, il governo si spinge a confermare il “bonus Irpef” anche per il 2015, magari ampliandolo, e a intervenire ulteriormente sull’Irap. Irresponsabili. Il 6 agosto, con le nuove stime sul Pil, l’Istat riporterà l’esecutivo con i piedi per terra. Poi a settembre bisognerà presentare la Nota di aggiornamento al Def e a ottobre la Legge di stabilità 2015-2017. Saranno dolori.