Socialize

GOVERNO. In America lo chiamano “momentum”, quando la storia cambia cavalli. Ora è il “momentum” di Berlusconi, e perciò dell’intera Italia. Il nostro leader non si siede sulla sua innocenza, ma si pone come protagonista di riforme vere e alleanze vincenti.

 

 

 bERLUSCONI

 

In America lo chiamano “momentum”. E non è un istante, ma fissa a mo’ di un equinozio il tempo decisivo in cui cambia una stagione politica.

Ecco: è il momentum di Berlusconi.

L’innocenza conclamata sul caso Ruby è un fatto perfettamente e pienamente giuridico, non è germinata sul tronco del Nazareno come ramoscello di pace. È una sentenza tecnica, arida, fattuale.

E proprio per questo dà a Berlusconi grande forza politica e morale.

Un uomo che ha resistito alle spaventose deformazioni della propria figura, riuscendo a concentrarsi comunque sul bene del Paese, è un patrimonio immenso per questo Paese.

Non un patrimonio statico, un monumento, ma un uomo che – con la sua passione e la sua follia ragionevole alla Erasmo – può rivoluzionare il corso nefasto di questa crisi.

Il modo? Berlusconi lo ha indicato. Insieme nel processo riformatore, all’opposizione sull’economia e le cose di governo. Beninteso la quantità di forza che si ha e si immette nei processi modifica anche la qualità delle cose. Dunque alcune osservazioni.

1)  Avanti con le riforme istituzionali. Rispettando i patti. Migliorando dove è possibile, ed è possibile. Non esiste però che un premier – lo diciamo con amarezza e confidando in una resipiscenza (ma purtroppo Renzi non pare uomo da autocritica semmai da autoelogio) – definisca “sasso sui binari dell’Italia” il leale dibattito nell’aula che è suprema espressione della democrazia (il Senato esiste ancora). Semmai è attentare alla democrazia giudicare sprezzantemente e cercare di uccidere il dialogo bollandolo come sabotaggio, che ricordiamolo sempre in campo ideologico era punito dal codice penale di Stalin (art. 58 comma 14).

2)  Si discute di regola delle regole, cioè di Costituzione nel suo punto fondante, cioè la forma della sovranità popolare. Prendere tempo per riflettere e aggiustare non significa affatto perdere tempo. Il rallentamento del treno lanciato verso il burrone è stato provvidenziale, lo notiamo incidentalmente. Perché ha consentito la coincidenza provvidenziale tra la fase del voto e il “momentum” di Berlusconi. Quando cioè il leader di Forza Italia non ha più la zavorra dell’infamia incombente.

3)  In economia le cose vanno malissimo. Se ne accorgono finalmente anche gli osservatori di sinistra, da Luca Ricolfi a Eugenio Scalfari. Le riforme istituzionali pur importanti, sono inutili se nel frattempo l’Italia va in default. Noi offriamo a Renzi e Padoan, a Madia e Poletti, a Orlando e Guidi, ecc, tutte le nostre analisi, diagnosi e terapie. Non ce le teniamo strette. Non facciamo opposizione godendo delle cattive mosse dell’avversario. Tanto più che ci sembra moralmente inconcepibile e politicamente insostenibile, darsi carezze con la mano destra (Senato, Titolo V) e pugnalate mortali con la sinistra (zero riforme, più tasse). L’Italia è una cosa sola, un organismo unico: se la medicina delle riforme istituzionali è contraddetta dal veleno in economia e in politica fiscale e migratoria, uno tratta a tutto campo, per salvare il salvabile. Non offre alibi. Per noi il Patto del Nazareno, che è il Figlio,  deve allargarsi – per rimanere al linguaggio teologico – a tutta la Trinità.

4)  Intanto, Berlusconi mostra il suo volto di federatore, di Re Harald, Bluetooth, che non è un congegno elettronico, ma il connotato di un leader che riuscì a unificare i popoli scandinavi. Berlusconi è stato in questi vent’anni il solo in grado di tenere nella stessa casa i moderati. Non è un lavoro facile, dopo le tensioni di questi anni e le ferite. Ma se fosse facile non ci sarebbe bisogno di Bluetooth Berlusconi e del suo “momentum”.