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RENATO BRUNETTA. Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

 

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Caro Presidente,

l’Eurozona sta vivendo, per usare un eufemismo, una situazione difficile. La forza dell’euro nei confronti delle altre monete riduce gli spazi di mercato a livello internazionale. L’austerità, criticata ma solo in teoria, rende difficile la reflazione, nonostante gli sforzi compiuti dalla Bce. Il rischio di un avvitamento deflazionistico preoccupa le principali capitali. E Berlino, che pure subisce i primi contraccolpi della cattiva congiuntura, non sembra dimostrare il livello di attenzione che sarebbe necessario. Sarà anche colpa della sua “egemonia riluttante”, come dicono i germanofili. La conclusione è che comunque tutto volge al peggio e a poco serve l’invocazione di una maggiore flessibilità. La cattiva congiuntura non modifica, infatti, i parametri del deficit strutturale corretto per l’andamento del ciclo. Non è con interpretazioni di comodo del Six Pack e del Fiscal Compact che si esce dall’impasse.

Nella Tua agenda di governo questi elementi di preoccupazione sono passati in secondo piano rispetto all’esigenza di portare avanti riforme costituzionali, sia pur condivise, ma che interessano prevalentemente la politica. L’ingolfamento parlamentare ha di fatto rinviato, non si sa fino a quando, quegli interventi – mercato del lavoro, giustizia, liberalizzazioni e privatizzazioni, Spending review, semplificazione amministrativa, riduzione del debito pubblico, abbattimento fiscale e via dicendo – che sono essenziali per dare una speranza di futuro e par fare uscire l’Italia dalle secche della stagnazione.

Bisognerebbe, da parte Tua, fare un bilancio sereno di questi primi mesi di governo in tema di economia, per capire dove si è sbagliato e come correggere la rotta. A questo riguardo, occorre una grande “operazione verità” che dica al Paese come stanno effettivamente le cose, se i conti pubblici sono a posto – cosa di cui non siamo i soli a dubitare – e quali ulteriori manovre finanziarie sono indispensabili per correggere sia nel 2014, che nell’anno successivo, la deriva in atto. Comprare ulteriormente del tempo, com’è avvenuto finora, rinviando ad un domani prossimo venturo il momento dell’assunzione di responsabilità, non è più possibile.

Quel momento è già arrivato. Ti ricordo che, negli anni passati, i vari Governi anticiparono a prima dell’estate, con un apposito decreto legge, i provvedimenti necessari, proprio per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente. Non aspettare quindi il 15 ottobre – data di presentazione del Def – per dire quello che già oggi è possibile dire.

L’esigenza di chiarezza non è una nostra richiesta immotivata. Lo chiede un Paese che sta vivendo una crisi senza prospettiva, come mostrano i dati della disoccupazione galoppante, la crescita del disagio sociale, la forte espansione del debito pubblico – quasi 100 miliardi in più rispetto al dicembre dello scorso anno – e quella più generale incertezza che ha vanificato tentativi, per la verità estemporanei come il bonus di 80 euro in busta paga, per esorcizzare la deriva. Per quanto ci riguarda siamo disponibili ad un confronto, senza pregiudiziali. Non abbiamo mai creduto alla politica del “tanto peggio, tanto meglio”.

Non possiamo tuttavia prescindere dal “rasoio di Occam”, che come ben sai è ritenuto il fondamento del pensiero scientifico moderno. Postula la necessità di eliminare dal ragionamento le ipotesi meno rilevanti. Che, nel nostro caso, sono rappresentate dalla grande sciocchezza che tutto possa risolversi con una semplice magia. Non crediamo ai giochi di prestigio. Lo stesso illusionista è il primo ad essere consapevole della sua arte. Per non rimanere prigioniero del suo stesso incanto.

A Te spetta, quindi, l’onere di un atto di coraggio. Se ne avrai la forza, troverai in noi interlocutori seri e responsabili. Altrimenti continuerai ad essere “l’uomo solo al comando” che fa ricadere su di sé la responsabilità ultima delle cose che si potevano fare e, invece, sono state colpevolmente abbandonate. Eventualità che vorremmo scongiurare in difesa di un interesse più generale.

Cari saluti

RENA